Monastero Carmelo Sant'Anna

Carpineto Romano

Carmelitane

Il nostro ordine, la nostra storia e vita

LE ORIGINI

Il nome “Carmelitane” ha la sua origine nel Monte Carmelo, la montagna del profeta Elia, che nella tradizione biblica e patristica significa fecondità, bellezza, generosità e ricchezza di grazia. Tutto questo, adottato alla vita spirituale, si attua nella vita di quanti abbracciano la vita monacale carmelitana. Fin dal 1400 donne pie alla ricerca di una spiritualità profonda hanno voluto adattare – sotto la guida dei Frati – alla loro condizione femminile lo spirito del Carmelo e la Regola.

Sono così nate le monache carmelitane – data ufficiale di fondazione 1452, a Firenze – conosciute come comunità oranti, tutte dedite alla meditazione, alla preghiera, al lavoro, alla penitenza. In Francia si diffusero ben presto ad opera della Beata Francesca D’Amboise (+1485), aiutata dal Beato Giovanni Soreth. Nel 1562 Teresa di Gesù diede inizio alla famosa riforma “teresiana” con l’intento di una vita carmelitana secondo la tipologia della vita religiosa femminile che verrà proposta dal Concilio di Trento. Era una riforma che doveva rimanere dentro la grande famiglia. Ma dopo la morte di Teresa di Gesù il gruppo di “Carmelitane Scalze” seguì la sorte dei “Carmelitani Scalzi”, staccandosi dal ramo originario e costituendo un gruppo a parte.

LE MONACHE CARMELITANE OGGI

Le monache carmelitane sono donne che hanno scoperto il valore assoluto del Regno di Dio, e vogliono farlo già realtà nei loro monasteri, come fraternità oranti al servizio della Chiesa. Si impegnano a vivere in intima unione con Gesù, Dio e uomo, per realizzare oggi il progetto di Dio sull’umanità. Pretendono essere un segno visibile dell’unione di Dio con il mondo.

Questo valore lo mettono in pratica secondo lo spirito del Carmelo, fecondando il mondo con la presenza di Dio, lodandolo permanentemente, mostrando la sua eterna bellezza, la sua inesauribile ricchezza di grazie e i frutti delle buone opere per quelli che lo servono con generosità.

Le Carmelitane mostrano la gioia di servire il Signore e vivere nella sua amorosa presenza tutti i giorni. Infine, esse fanno realtà la certezza che Dio ci ama ed a Lui hanno consegnato la loro vita ed il loro amore totale. Vogliono vivere come la Vergine Maria, aperte alla volontà di Dio, proclamando il suo amore dalla clausura. Non è meraviglioso proclamare tutti i giorni le meraviglie di Dio e rallegrare lo spirito nel Signore, nostro Salvatore? Seguire Cristo povero, ubbidiente e casto vale la pena. Le monache carmelitane lo testimoniano con le loro vite e così si sentono felici nella clausura dei loro monasteri.

“La monaca carmelitana, fedele alla ricca tradizione dell’Ordine, presta un inestimabile servizio al popolo di Dio, consumando la vita nella presenza di Dio, nell’ardore della preghiera e nello zelo apostolico. A somiglianza di Elia, ispiratore del Carmelo, assume la linea profetica come caratteristica propria della vita, orientata all’ascolto interiore della Parola di Dio e a una particolare testimonianza del Dio Vivente e delle esigenze supreme del suo Regno.

In intima unione con Maria, ‘libro nel quale è scritta la Regola nostra perché in lei è scritto il Verbo’ (Cost. Mon. S.M.Maddalena de Pazzi, Firenze, 1981, 6), si propone di vivere il mistero della sua vita interiore e dell’unione intrinseca con Dio in Cristo Gesù. Così i monasteri saranno cenacoli dove, in compagnia di Maria, madre di Gesù, le monache imploreranno con la preghiera l’azione dello Spirito Santo nella pentecoste permanente della Chiesa” (Cost. cp.VI, 22).

Ogni Monastero ma soprattutto ogni monaca “può essere paragonata a Mosè che nella preghiera decide le sorti delle battaglie di Israele (cfr. Es 17, 11) e alla sentinella che vigila nella notte in attesa dell’alba (cfr. Is 21, 6)” (Verbi Sponsa, 8).

“Con animo libero e accogliente, ‘con la tenerezza di Cristo’ le monache portano in cuore le sofferenze e le ansie di quanti ricorrono al loro aiuto e di tutti gli uomini e le donne. Profondamente solidali con le vicende della Chiesa e dell’uomo d’oggi, collaborano spiritualmente all’edificazione del Regno di Cristo perché ‘Dio sia tutto in tutti’ (1Cor 15, 28), (Verbi Sponsa 8).

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