17 settembre, s. Alberto di Gerusalemme
Nato verso la metà del secolo XII nella città di Castel Gualtieri, in Emilia (Italia), entrò tra i Canonici Regolari della Santa Croce di Mortara (Pavia), e fu Priore nel 1180.
Vescovo di Bobbio nel 1184, fu trasferito l’anno seguente a Vercelli, che governò per vent’anni. In questo periodo svolse, con fermezza e prudenza, missioni di portata nazionale ed internazionale. Fu mediatore di pace tra le città di Pavia e Milano nel 1194 e tra le città di Parma e Piacenza cinque anni dopo. Nel 1191 celebrò un sinodo diocesano di grande valore per la parte disciplinare, che continuò a servire di norma fino ai tempi moderni. Esplicò anche una grande attività legislativa a favore di ordini religiosi: dettò gli statuti per i canonici di Biella e fu tra i consiglieri per la regola degli Umiliati.
Fu eletto nel 1205 Patriarca di Gerusalemme e poco dopo nominato legato papale per la provincia ecclesiastica di Gerusalemme. Arrivò in Palestina all’inizio del 1206 e dimorò in Accon (Acri), perché allora Gerusalemme era occupata dai saraceni. In Palestina sviluppò una notevole azione di pacificazione non solo tra i cristiani, ma anche tra questi e i non cristiani, e realizzò la sua missione con molta energia. Durante il suo patriarcato, riunì in comunità gli eremiti del monte Carmelo e diede loro una Regola. Il 14 settembre 1214, durante una processione, Alberto fu ucciso a colpi di coltello dal Maestro dell’Ospedale di S. Spirito, che egli aveva rimproverato e dimesso per la sua cattiva vita.
“Alberto, chiamato per grazia di Dio ad essere patriarca della Chiesa di Gerusalemme, agli amati figli in Cristo B, e agli altri eremiti che vivono sotto la sua obbedienza presso la Fonte, sul Monte Carmelo, salute nel Signore e benedizione dello Spirito Santo.
Molte volte e in diversi modi i santi Padri hanno stabilito come ognuno –a qualunque stato di vita egli appartenga o quale che sia la forma di vita religiosa scelta- deve vivere nell’ossequio di Gesù Cristo e servire Lui fedelmente con cuore puro e totale dedizione” (Regola, prologo)