Monastero Carmelo Sant'Anna

Carpineto Romano

Il tempo quaresimale

Dal 2 marzo inizia il tempo quaresimale. E’ un tempo di preparazione alla Pasqua: tutto è incentrato sulla Parola di Dio, nei gesti, nella sobrietà dei riti al grande mistero della passione, morte e risurrezione del Signore.
Il colore dei paramenti liturgici è viola; solo per la domenica “Laetare” il colore può essere rosaceo. C’è sobrietà nell’addobbo floreale dell’altare; c’è una scelta limitata per il suono degli strumenti musicali che è permesso solo per sostenere i canti. Tutto questo per farci concentrare e farci riportare al tempo forte che stiamo vivendo: prepararci a vivere la Pasqua, senza tanti orpelli, illusioni e falsità.
La liturgia domenicale della quaresima – quest’anno siamo nel ciclo C- ci presenta questo schema:
– tentazioni di Gesù nel deserto (Lc 4, 1-13): “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”.
– trasfigurazione di Gesù (Lc 9, 28b-36): “Mentre pregava il suo volto cambiò d’aspetto”
– diversi episodi drammatici accaduti (Lc 13, 1-9): “Convertitevi: il regno dei cieli è vicino”
– parabola del padre prodigo (Lc 15, 1-3.11-32): “Padre ho peccato verso il cielo e davanti a te” [domenica “laetare”]
– episodio dell’adultera (Gv 8, 1-11): “Va’ e d’ora in poi non peccare più!”
– le Palme e della Passione del Signore (Lc 22, 14- 23,56).
Questi diversi “tempi liturgici” ci aiutano a vivere la nostra fede con più coscienza e coerenza. La quaresima ci prepara a vivere la Pasqua: “Centro di tutto l’anno liturgico è il triduo del Signore morto sepolto e risorto”, è stato proclamato nell’annunzio del giorno di Pasqua all’Epifania. Questo è fondamentale ricordarlo per non disperdere il nostro spirito in tante cose, ma concentrandoci sulla Parola di Dio, sui Sacramenti, sulla preghiera, sulle opere di carità e il servizio. Arriviamo a fine Quaresima condotti per mano dalla liturgia quotidiana della Parola –Parola che ci ricorda che il Signore è con noi-. Gesù con la sua Croce ha preso su di sé tutto della storia –della nostra storia-, del passato – del nostro passato- , del presente e lo ha redento. Leggiamo in Isaia: “Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori” (Is 53, 4). Il Signore ci ha pagato a caro prezzo, come ci ricorda san Pietro: “Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia” (1Pt 1, 18).
La Croce – che la quaresima ci richiama tanto- per noi cristiani è Gesù, certo Crocifisso ma è la nostra salvezza. Ci dice san Giovanni: “Bisogna che sia innalzato il figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3, 14-15). Guardiamo, dunque, Gesù Crocifisso. Deponiamo sulla croce tutta la nostra vita, il nostro presente, il nostro futuro: i dolori, le fatiche, i dubbi, le preoccupazioni, le sofferenze persino i sogni e le speranze. Abbandoniamoci a Gesù, perché dalla sua Croce sgorga ancora un fiume di pace e di serenità, sgorga la nostra salvezza, oggi. Così arriviamo alla Pasqua e così arriviamo rinnovati, convinti che Cristo per noi, per me, ha operato e opera la salvezza.

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