Monastero Carmelo Sant'Anna

Carpineto Romano

Simbologia

Sei simboli per il Carmelo

Il treno dell’amore Vivere al Carmelo è come viaggiare sul “treno” dell’amore verso la mèta: Gesù. Il treno, per camminare, ha bisogno delle rotaie (la vita comunitaria) e dell’energia elettrica (la preghiera). Le rotaie, poi, sono disposte in modo parallelo, “camminano” insieme: da una parte c’è una di noi, dall’altra ci sono tutte le altre.

Cioè ognuna è aiutata da tutte e tutte sono aiutate da ognuna; ciascuna sorella non si ferma a guardare gli errori delle altre, ma i suoi… Il treno, poi, viaggia lento o veloce, a seconda dell’intensità dell’amore. Le rotaie ricordano anche la “via del nulla” di S. Giovanni della Croce e la “via stretta” indicata da Gesù.

Il treno si ferma, inoltre, per far salire chi vuole (visitatori, giovani in esperienza, ecc…) e ognuna si impegna con l’esempio delle virtù a non far deragliare il treno. Ma…se deraglia? Allora non rimane altro che “attendere la salvezza dall’unico salvatore”! (cfr Reg. cap. 19), e mettere ciascuna l’impegno per rientrare “nei binari”!!!
Il Carmelo: un grappolo di chicchi succulenti 

Nel Vangelo di Giovanni, Gesù si definisce la vite e dice che noi siamo i tralci. Essi sono attaccati alla vite; a loro tempo germogliano, ed ecco apparire il grappolo con tanti acini. Il grappolo d’uva succulenta rappresenta il Carmelo, gli acini le sorelle. Ogni grappolo è costituito da tanti chicchi, uno a ridosso dell’altro; c’è chi sta sopra e c’è chi sta sotto: ma tutti insieme formano un grappolo di uva bella a vedersi e dolce a mangiarsi. Così nel Carmelo, dove si vive insieme strettamente, gareggiando nello stimare sempre tutte le sorelle superiori a sé e dove non si guarda chi sta in alto e chi in basso, ma tutte si è unite per cercare di essere quei frutti che prendono linfa dalla vite. Cristo è la Vite vera che solo può donare la gioia di esercitare le sue stesse virtù: la mitezza e la fortezza, l’obbedienza nell’amore vicendevole.
Quel tesoro che è il Carmelo 

Quando ero bambina leggevo i romanzi di avventura (come “L’isola del tesoro”) in cui, spesse volte, si narrava ad esempio della fatica nel cercare e trovare l’oro desiderato, attraverso mappe e vicissitudini impegnative e mirabolanti…

In questi miei 6 anni al Carmelo, attraverso la Comunità, gli incontri con i giovani e i gruppi, il Maestro del cuore, i libri “vivi” dei santi e della Regola, nel silenzio e nel lavoro, ne ho scovato lo “scrigno”. Il Carmelo è una grande ricchezza che i secoli di storia non hanno corroso, così che resta tuttora lucente e brillante come alle sue origini. Tesoro da capire e a cui attingere a piene mani, sapendo che non si esaurisce mai! Oro della Parola, diamante che è la Regola, perle che sono i santi di ieri e di oggi.

Tutto può concentrarsi in 4 parole “chiave”:
PREGHIERA, FRATERNITA’, SERVIZIO.

Esse, a loro volta, non sono che un’unica realtà: la CONTEMPLAZIONE.

Infatti, essa abbraccia tutto ciò che un cuore “innestato” in Dio pensa e fa.

Perché contemplare è guardare tutto con gli occhi del Figlio di Dio, nell’amore del Padre, sospinti dallo Spirito. PREGHIERA: per imparare dall’Altro; FRATERNITA’: per imparare gli uni dagli altri; SERVIZIO: l’esperienza diventa dono, come sorelle e a tutti fratelli. Un tesoro così ricco e abbondante si può forse tenere nascosto per se stessi? Urge, nel nostro inquieto mondo e tempo, il bisogno di messaggi totalizzanti per la riuscita del proprio essere. Il Carmelo è comunque e sempre una risposta, per tutti. Per qualcuno, più da vicino. Dice che Dio è in te e ti attende; l’altro è il suo volto da amare; la luce che hai ricevuto è da spargere, “facendoti debole con i deboli, tutto a tutti, per guadagnare a ogni costo qualcuno”.

Il Carmelo è un cuore purificato 

Ogni sofferenza che Dio permette per un’anima è come una fiamma che purifica il cuore e lo spirito da ogni forma d’inclinazione al male. Nella vita di ogni cristiano, di ogni religioso, non mancano malattie, lutti, distacchi, fallimenti, solitudine, abbandoni, ecc… Per accettare ogni circostanza come dalla mano di Dio, attraverso l’azione delle creature, sebbene possa essere fonte di umiliazione, di afflizione, di mortificazione, occorre spirito di fede. San Giovanni della Croce diceva ad un novizio: “Pensa che quanti vivono intorno a te abbiano l’ufficio di metterti alla prova, lavorandoti gli uni con la parola, gli altri con l’opera, altri col pensiero; e che in questi devi essere soggetto a tutti, come l’immagine lo è a chi la lavora o la dipinge”. L’anima di fede, allora, vede nel prossimo il Signore che si serve delle creature per esercitarla nelle virtù affinché, purificata, acquisti l’umiltà. Con cuore puro potremo amare i fratelli, perdonare, usare misericordia verso tutti, e solo così saremo degni, alla fine della vita, di godere la visione beatifica del Padre.

Terra carmelitana 

Un giorno una monaca carmelitana, ben cosciente che senza la forza dello Spirito Santo “nulla è nell’uomo, nulla è senza colpa”, nel nascondimento della sua cella pregava così: “O Gesù, guardando tutte le creature che tu hai fatto, non trovo nulla di più spregevole da paragonare a me se non la terra. Concedimi, per mezzo della tua amatissima Madre, Decoro del Carmelo, la grazia di un’umiltà pari a quella simboleggiata dalla terra, che tutti possono calpestare. Sì, la terra infatti serve per appoggiare i piedi e far deporre i pesi. Anche con la pioggia e nell’inverno più intenso, si appresta a ricevere tutta la neve che fiocca dall’alto e, perciò, soffre molto freddo, ma sa soffrire in silenzio perché così viene purificata da ogni scoria. Inoltre, conserva in se stessa l’acqua che disseta l’uomo e tutto il creato, figura di quell’Acqua che sgorga da Cristo, come dice la Scrittura: “Chi ha sete, venga a me e beva” (Gv 7, 37-38). Quando arriva il caldo, rende grazie al Signore del calore dell’amore gratuito. La terra dimentica se stessa, tutta la sua importanza e vive in un’umiltà silenziosa in mezzo alle creature. Nel disprezzo sta il suo onore. Nella sua apertura e generosità accoglie tutto e tutti, sia vivi che morti. Non fa nessuna distinzione, in alcun modo. Risponde sempre alla sua vocazione, cioè a quella di nutrire e far germogliare piante, fiori, alberi, frutti, cibi che nutrono l’uomo e custodisce l’uomo medesimo. Come la terra, la carmelitana è chiamata, in virtù della grazia, a far germogliare ogni sorta di fiori nel suo piccolo o grande giardino che è la sua anima, il suo cuore. La terra – la carmelitana; La pioggia – la Parola di Dio; I piedi – le prove; Il sole – Gesù e lo Spirito che illuminano l’anima; I fiori – le virtù; La neve – La notte dell’anima.

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