Monastero Carmelo Sant'Anna

Carpineto Romano

Bellezza

La bellezza del Carmelo nel suo ascolto della Parola e in ogni cosa

LA BELLEZZA
“La bellezza del Carmelo, è l’insieme delle persone sante e rinomate, che abitano tale luogo.
Il fascino della conchiglia è la bellezza della perla, la quale dà splendore al suo guscio.
Così il Signore non sceglie la gente per il luogo, ma il luogo per la gente”  Arnaldo Bostio

“Essere strumenti adatti nelle mani di Dio
e attuare la sua opera nel posto in cui
egli ci pone: ecco la nostra missione.
Se la adempiamo, realizziamo il meglio
di noi stesse, per il nostro ambiente,
e con ciò, anche per tutto il popolo”  Edith Stein

Per chi vive nel respiro della Grazia, la Bellezza diventa “luogo di vita”. E’ Dio che, accolto, si sprigiona dalle fibre dell’umano e traspare spontaneamente nella Sua creatura. L’uomo, abbandonato all’azione benefica della Volontà di Dio, recupera l’immagine iniziale sepolta tra le macerie del suo peccato e comincia a rassomigliare al suo Signore.
Un sorriso di pace naturale affiora così dalla vita ordinaria e crea armonia ovunque, perché diviene riflesso del Volto sereno della Bellezza eterna. Occhi luminosi, cuore quieto, come dice la Scrittura: “Un cuore lieto rende ilare il volto, ma, quando il cuore è triste, lo spirito è depresso. Una mente retta ricerca il sapere, la bocca degli stolti si pasce di stoltezza. Tutti i giorni son brutti per l’afflitto, per un cuore felice è sempre festa” (Pr 15, 13-15), parole miti, gesti semplici, fanno dell’uomo spirituale un nuovo Cristo in terra..
Mistico fascino che attrae dal di dentro e trasforma tutto ciò che avvicina “nutrendo” di Dio. Una tale bellezza, luce di Dio, non è frutto di ardue esercitazioni o di studi particolarmente difficili e approfonditi. La creatura, dopo il peccato, porta in sé interrogativi, sensazioni, pensieri, che “contagiano” intimamente la sua vita e la rendono annoiata, mesta, talvolta “nauseata”. E’ un’esperienza dolorosa che bisogna fare in sé per capire il mistero del Cristo Crocifisso.
Ma come scrollarsi dal di dentro questo mondo “inquinato”? Si tratta di far “depositare” il tutto nel cuore pian piano, senza pretendere di risolvere. L’acqua, se agitata, è torbida; quando, poi, si ferma, la trasparenza ritorna: così nel cuore umano, non più inquinato dall’ansia e dal tormento di darsi risposte.
Si tratta di far propria la pace, acquistare la tranquillità dell’essere stati salvati che è dono gratuito, si tratta di nutrire l’Amore che è partecipazione e dono solo quando non si pensa più a sé. “Lo spirito dell’uomo è una fiaccola del Signore, che scruta tutti i segreti recessi del suo cuore” (Pr 20, 27).
In un pacato sentire, viene a crollare ogni sicurezza e il cuore comincia a sanguinare, cioè ad essere vivo: macerie di vita che meritano una Presenza di Risurrezione! La noia, è vero, si prova ancora, ma è perché si capisce ora che “chi” non è noia…è solo Lui! La stanchezza si avverte e pesa quando si tocca per esperienza l’abisso del nulla, ma è un anelito appassionato al tutto che è davvero solo Lui. Guai all’uomo se non sentisse ciò che è! Sarebbe un insoddisfatto, un apparente pacificato a vita. Beato chi può desiderare Dio. DesiderarLo è già possederLo e in Lui l’uomo ferito ritrova finalmente se stesso.
Nell’anima che non si accorge dell’inutilità che ha in sé, Dio non trova spazio… Quanto è bello, invece, essere una “stalla-grotta” fredda: senza senso, non utile: qui viene a nascere Gesù! E’ un onore essere un legno non levigato, rozzo, fatto a croce, essere un segno di maledizione: qui viene a dare la vita Gesù.
L’uomo spirituale è contento di esistere, felice di sembrare al suo intimo sguardo un fantasma, un morto: vive questo stato come una grazia e Dio gli è vita; non avverte nulla, ma è proprio questo il segno di riconoscimento di Dio: significa che è oltre il sensibile, è ormai nello spirituale. Diventare Cristo nel cuore dei fratelli è la ricerca assillante dell’uomo fatto preda dello Spirito. Sente di ricevere tutti da Dio quasi in custodia perché sa di essere, nonostante tutto, a lui la persona più cara.
E’ un annientamento profondo l’interiorità così vissuta, ma ridursi ad essere nulla è bellezza che si espande, è preghiera che è vita, è vita che è preghiera, è profumo di eternità nel tempo, è umiltà che redime. Una persona così conquista a Dio non con le parole, neppure con la vita… è il fascino della bellezza spirituale che di tutto si fa carico per tralucere la semplice Presenza dell’Amore. La Bellezza è Dio e l’uomo che gli appartiene ne è il volto sensibile, spesso sfigurato.
Una delle immagini simboliche fortemente evocative del Carmelo delle origini è la centralità della chiesetta dedicata a Santa Maria: essa indica la centralità dell’Eucaristia come forza plasmatrice della koinonia fraterna.
Regola 7-14. La Regola propone questa centralità in un contesto più ampio dove emerge evidente il legame ad “estremo” tra preghiera e vita: l’ascolto personale della Parola che si fa lode comunitaria, esige dai fratelli la prassi della comunione dei beni la quale trova nell’Eucaristia la sua profezia e il suo fondamento, e l’Eucaristia assume forma esistenziale nel dialogo e nella riconciliazione mediante la carità e in uno stile di vita semplice e sobrio, attento ai veri bisogni dell’altro, capace di adattamento nelle situazioni.
Nel Carmelo è preminente il primato della Parola di Dio letta, meditata, pregata, contemplata e vissuta. La Parola è energia plasmatrice della Koinonia fraterna ( Regola 4, 7-11, 17-18) e dinamismo di crescita nella formazione dell’uomo spirituale (14-16).
Regola 6: una fraternità aperta al mondo con uno stile di accoglienza premurosa e di disponibilità totale, maturato nel discernimento. Si tratta di offrire con la forza della testimonianza e della comunicazione della fede, i frutti più maturi del nostro stare davanti a Dio come fraternità contemplativa orante.

Bellezza in senso teologico spirituale, ovvero come armonia di vita modulata sulle qualità dell’Amore divino; capacita di kenosi, di annientamento, di comunione e reciprocità, di dono e gratuità; capacità di stupirsi, di meravigliarsi, quindi coinvolgersi di fronte al nuovo che Dio suscita negli eventi della storia.
Questa bellezza, dimensione “estetica” dell’uomo spirituale, è presente in modo rilevante nel Carmelo. La Regola (14) qualifica l’uomo spirituale come uomo “rivestito” delle qualità di Cristo.
Testimoniare-annunciare l’esperienza di Dio agli uomini del nostro tempo, spesso vuoti di ideali e alienati nell’effimero, valorizzando le varie espressioni artistiche di cui la nostra vita è piena, anche se non sempre coscienti.

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