L'iter di noviziato del nostro ordine.
Istruzioni per l’uso Questo sezione del sito contiene piccole storie: piccole “compresse”, frutto del lavoro delle novizie. 1.Ogni storia è un piccolo scrigno: apritela, tuffatevi dentro le mani, scoprite il seme che nasconde – a volte con caparbia gelosia – e fatelo germogliare nel terreno della vostra anima. 2.Non è fatto per essere ingerito di un sol fiato. 3.È sufficiente una “compressa” al giorno. 4.Dopo aver ascoltato una storia nessuno è più lo stesso!
Genesi del libretto Abbiamo suddiviso 4 “verbi-chiave” che si trovano nella nostra RIVC in altrettante tematiche con le quali abbiamo “inventato” una storia con un suo titolo, un suo svolgimento ed una sua morale. Ecco le tematiche affrontate:
La riflessione;
Il sapersi confrontare;
Il dialogo/colloquio;
Imparare a fare riferimento (a qualcuno).
Desideriamo condividere queste nostre “storielle” con voi.
La riflessione “Ammazza tuo padre e fatti la fama”
Una bellissima donna – molto giovane – poco vestita…anzi, semi-nuda, passeggiava nel bosco. Indossava una foglia gigante di fico, che le faceva da gonna ed aveva lunghissimi capelli nero-avorio che le cadevano fluenti lungo le spalle e sul petto: erano…la sua camicetta! Camminando, doveva – di quando in quando – farsi breccia con le mani nel folto della selva che cresceva lussureggiante, variopinta e profumatissima.
Alzata la mano, per spostare una fronda verdognola che pendeva verticalmente dal grosso albero secolare, sentì: “PSSSSTT!!!”. “Aaaaaaahhhh! Per la barba di Dio Padre e la calvizie di nonno Adamo…chi è che ha parlato?”.
“Pssttt! Sono stato io…ma non avere paura. Ti prego…”. “E tu, chi sei?”. “Mi chiamo Gerardo e sono il nipote di I grado dell’astuto Serpentone, quello che sedusse Eva!”. “Toh, ma è proprio vero che il Paradiso Terrestre è piccolo: io mi chiamo Evelina e mia nonna era la Sig.ra Eva Originale, la prima donna creata da Dio…”. “…E che fu sedotta dal mio vecchio, astuto, nonno”. “Eh, sì”. “Sai, Evelina, non era mia intenzione spaventarti. Io spavento sempre tutti. Sapessi com’è duro e difficile dover portare l’eredità dei posteri. Vorrei tanto riscattarmi da questa specie di maledizione…”.
“Tu…? E chi non lo vorrebbe? Almeno di te hanno paura e ti evitano a piè pari…a me, addirittura, mi scacciano quando mostro le mie referenze. Sai, quando – una volta al mese – sono chiamata dal Padre Celeste (a proposito, hai saputo che pare si stia un po’ assordando?!?), quando è il mio turno, succede sempre la stessa, spiacevole, cosa. “Chi è il prossimo?”. “Sono io: Evelina!”. “Come? Via, lontano da me…non ti conosco!!!”.
“Oh, no, Magnifico Padre Eterno…non sono EVA, sono EVELINA!”. “Ah, bene, figliuola, allora vieni pure avanti…”. “Senti un po’, Evelina: che ne dici se diventassimo buoni amici? Così tutti si convincerebbero che tra la mia e la tua stirpe corre buon sangue!”. “Oh, sì, caro il mio Gerardo!”. “Allora, facciamo un patto. La vedi quella succulenta e grossa mela che pende lassù, da quell’albero?”. “Sì!”. “Bene: corri a prenderla; dalle un bel morso e poi ritorna!”. Ed Evelina, subito, corse e cominciò a saltare per cercare di prendere il gustoso pomo rosseggiante. Però, dopo il quarto salto a vuoto, stanca da tutti quei vani tentativi, cominciò a riflettere: “E perché mai debbo far questo? Perché dovrei prendere questo frutto e addentarlo solo io? Non mi piace questo patto!
Allora” – disse mentre camminava in direzione del serpentello Gerardo – “Ehi, Gerardo, senti un po’…facciamo così: io prendo la scala e colgo il frutto. Però, la mela, la dobbiamo addentare tutti e due insieme!”.Il serpente Gerardo, con compiaciuta approvazione, disse: “Mi sembra più che giusto!”.
“Un lontano parente di Giona…”
“C’era una volta – in un paese lontano, sconosciuto agli uomini – il Regno degli uccelli, composto dal re e dalla sua regina, da tutti i principi e le principesse con i loro servi e le loro serve. Qui, vivevano in armonia perfetta tutti gli uccelli, nella semplicità e nella libertà del creato.Finché un giorno, uno dei principi, chiese udienza presso il re e la sua regina e manifestò loro il suo ardente desiderio di poter conoscere altre realtà che esistevano intorno al loro Reame, soprattutto quella del grande Mare perché, ogni volta che volava sulla riva dell’enorme distesa d’acqua, vedeva tanti pesci che giocavano, saltellando e guizzando…e nacque nel suo cuore il desiderio di fare come loro.
Ma il re e la sua regina gli dissero di riflettere bene, perché era bene per ogni animale che giocasse con il suo simile. Lui, però, non volle ascoltarli, non fece alcuna riflessione sul saggio consiglio dei regnanti e partì. Dopo una settimana dalla sua partenza, sopravvenne un vento forte e gagliardo che riportò indietro…solo le penne del principe uccello. Il pesce pericoloso e grosso, infatti, lo aveva mangiato. Allora, al re e alla sua regina e a tutti i principi con le loro serve…non rimase altro che fare un gran lutto per il povero principe uccello!”.
Sapersi confrontare “Il salice…ridente”
“Nel paese di Aladino, c’era un grande bosco dai grandi alberi secolari: alti, robusti, nodosi; le loro cime toccavano il cielo che si dischiudeva alla loro vista ed essi contemplavano le bellezze del Paradiso. Erano alberi felici; i loro rami danzavano nel vento e quel loro fruscio era come una melodia di note allegre e spensierate. In mezzo a loro, però, c’era un albero sempre triste, dai rami rivolti verso terra: si chiamava “salice piangente”.
Quando gli alberi che gli stavano attorno chinavano su di lui i loro rami per aiutarlo a guardare verso l’alto…lui si ribellava, perché si sentiva piccolo e non accettava che gli altri lo aiutassero. Pensava di sé che non ce l’avrebbe mai fatta, perché era piccolo e basso e diceva: “Questa è la mia triste realtà, non potrò mai essere come voi altri né guardare il buon Dio come fate voi!”. Il suo fare confronti con gli altri alberi del bosco non era costruttivo, non si lasciava aiutare, ma si compiangeva ogni giorno di più. Fu così che gli alberi grandi ed alti chiesero al Dio del bosco di far sì che il giovane salice potesse sperimentare la grazia di incontrarLo… Un giorno Dio scese sulla terra sotto le sembianze di un vecchietto che camminava nel folto del bosco quando, ad un certo punto, incominciò a provare tanta stanchezza.
Cercava un albero alla cui ombra potersi riposare e ripararsi dal sole, e fu così che si mise a sedere sotto il salice. Il giovane salice provò la gioia di incontrare il Signore e di potersi finalmente aprire in un costruttivo dialogo di confronto e non più di critica e di auto-commiserazione, ma di ringraziamento a Dio che gli aveva dato la gioia di poter proteggere la terra con i suoi rami e di poter riparare dal sole ogni viandante che passasse di là. Dio ribattezzò il giovane salice piangente…il salice “ridente”!”.
Il dialogo – colloquio “La pianticella della fede”
“Era un posto magnifico, un giardino variopinto da mille colori, in cui olezzavano vari profumi di pregiata qualità e tutti gli effluvi erano in perfetta armonia tra di loro…Il Vento portava, di quando in quando, qualcosa di nuovo sopra il giardino che era pronto a ricevere sempre ogni cosa come un dono. Un giorno, cadde ai margini del giardino un seme diverso, un po’ nuovo per tutti.
Fu accolto e custodito perché potesse mettere radici e far venire fuori quello che di meglio conteneva dentro di sé. Il Sole lo scaldava, l’acqua non mancava e, se non c’era, la pioggia del cielo cadeva in abbondanza…i fiorellini, poi, rovesciavano dalle loro corolle la fresca rugiada raccolta di buon mattino. Il seme, così ben custodito, mise fuori un piccolo fuscello.
Fu grande gioia per tutti ma, ben presto, cominciarono a venire fuori “cose” strane che sembravano spade affilate: erano spine! La piccola pianticella, rattristata, pensò che crescendo sarebbero divenute sempre più numerose e che, in questo modo, avrebbe allontanato tutti gli altri da sé. Invece di raddrizzarsi – come tutte le altre pianticelle in crescita – si era avvilita a tal punto, che impallidiva ogni giorno di più. Non osava neppure raccontarlo, talmente il dolore la struggeva. “Cos’ hai piccola pianta?”.
Era la domanda di chi l’avvicinava. E lei taceva , tanto la risposta le causava dolore. Vicino, però, cresceva un fiore “speciale”, che osservava ogni giorno la pianticella con attenzione. Non diceva nulla ma si intuiva la sua saggezza e la delicatezza d’animo dal profumo che emanava per tutto il giardino. Era una pianta ricca di fiori ed aveva anche molti boccioli di riserva che erano sul punto di schiudersi. La piccola pianticella faceva grandi sogni, quelli di essere variopinta da numerosi fiori…ma – ahimè! – le bastava guardarsi e osservare le sue spine per troncare i suoi ideali ed abbassare lo sguardo. Non ne poteva proprio più e decise di parlare, di aprirsi con qualcuno. “Mi rivolgerò a chi è più vicino a me, a chi ha capito già il mio stato e aspetta forse già da molto la mia domanda…”. Timidamente alzò lo sguardo che incrociò quello dell’altra pianta che era in attesa e desiderosa di ascoltare. “Come fai tu a mettere fuori tanti fiori…mentre a me vengono solamente le spine?”.
La risposta fu chiara e precisa: “Guardo in alto, da dove prendo i raggi, accolgo l’acqua e attendo da lì tutto quanto mi serve. Prova anche tu a fare così e vedrai che un giorno ti sbocceranno fiori magnifici!”. Se hai il coraggio di guardarti dentro, forse troverai molte…”spine”. Accettale: sono le tue…ma non soffermare la tua attenzione su di esse: chiedi aiuto e vedrai “fiorire” il tuo cuore!
Imparare a fare riferimento (a qualcuno)
“Spiccare insieme il volo”
L’estate è finita e, per le rondini, è giunto il tempo di lasciare i propri nidi e di partire per paesi più caldi. Nel nido della rondine Carm vivono insieme con lei suo marito El e le quattro rondinelle, loro figlie, che da poco tempo hanno imparato ad aprire le loro ali per avventurarsi in libertà nel cielo. Iniziano i preparativi per le partenze.
Tra le rondinelle ce n’è una in particolare – di nome Rib – che, rispetto alle altre, si mostra un po’ ribelle (la madre, infatti, si convince sempre più che il nome datole le si addice perfettamente!). Rib, entusiasta per aver imparato a volare, decide di anticipare la sua famigliola nella partenza. Infatti, il mattino del giorno in cui bisogna partire, si alza prima dei suoi familiari, si affaccia alla finestra del nido e vede che uno stormo di rondini è già partito.
Così, senza pensarci due volte (sicura che i suoi familiari l’avrebbero raggiunta), spicca il volo e parte. Nel viaggio, però, si accorge che con le sue alucce non riesce a mantenere il passo con il resto delle rondini e, così, inizia ad aver paura. Rimane indietro e si ritrova sola nel cielo aperto, smarrita, senza sapere più quale direzione prendere. Decide così di fermarsi su un albero e inizia a piangere, pentendosi della sua scelta troppo azzardata. Su quell’albero vede che c’è un nido di passeri: si tratta di una famiglia felice e unita come la sua, così inizia ad avere nostalgia dei suoi cari.
Riflettendo, capisce quanto sia importante non allontanarsi dai propri genitori a cui poter fare sempre riferimento, soprattutto quando si è ancora piccoli come lei. Mentre sconsolata riflette sulle sue malefatte, sente nel cielo un cinguettìo familiare che ha però un tono più disperato del normale. Alza gli occhi e…chi vede? Sono proprio i suoi cari che, nel cielo – mentre proseguono il loro viaggio – cercano sconsolati la loro rondinella. Rib non può credere ai suoi occhi! Carm ed El sono a un tempo stupiti e felici; le sue sorelline, contente ed esultanti, iniziano a volarle attorno per far festa. Così, da questa esperienza, Rib comprende quanto sia necessario per lei – ancora piccolina – non abbandonare il suo nido e rimanere sotto la custodia dei suoi genitori pronti sempre ad ascoltare ogni suo desiderio e a darle sempre il consiglio più giusto.
Prima di partire, infatti, la madre Carm aveva stabilito di non partire insieme allo stormo proprio perché sapeva che le figliolette, con le loro alucce, non avrebbero resistito a quel ritmo. I consigli delle madri sono sempre più saggi!”.
Ehmmmm…beh, la nostra sezione è giunta al termine.
Perchè ai giorni d’oggi una donna dovrebbe prendere i voti per diventare monaca del nostro ordine?
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