Monastero Carmelo Sant'Anna

Carpineto Romano

Storia

La storia del nostro convento e monastero

Nel 1979 cosa era il “rione” (come si dice qui) ” San Giovanni ” in Carpineto Romano…un centro storico come tanti che, a poco a poco, avrebbe “assaporato” la tristezza dello spopolamento! L’uomo di oggi cerca la comodità della città, la facilità in ogni cosa e l’utilità in ogni cosa che compie, ama la vita gaudente…la macchina deve portare davanti casa, se non addirittura dentro il portone di casa! Al contrario l’uomo di Dio tende a ritirarsi in luoghi solitari, pieni di silenzio, magari inerpicati tra viuzze e gradini.

E’ proprio il caso nostro! La chiesa di “San Giovanni Evangelista”, chiusa ormai da anni, si riapriva ad una comunità orante: era l’ormai “lontano” 22 aprile 1979. La vecchia canonica, ristrutturata a monastero, si trasformava e “movimentava” la situazione locale, coinvolgendo a nuova vita uomini e cose. Dio, nel Suo operare, non segue schemi umani: ciò che l’uomo scarta, Dio sce­glie. Dolce fatica l’ordito di questi 20 anni lo ha intessuto la Provvidenza Divina, nella piena adesione di ciascuna. Le “doglie del parto non si ricordano più per la gioia che è nata una cosa nuova: ecco, proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?” (cfr. Gv 16, 21; Is 43, 19). Sul piccolo tronco molte “gemme” hanno fiorito.

Era il 15 settembre 1978: alcune “monachine” partono alla volta di Carpineto Romano (Rm) per un sopralluogo ai locali. Ma…la macchina non arriva: quella da raggiungere non è solo la chiesa di “S.Giovanni”, ma un vero e proprio “Monte Carmelo” che si erge nella parte alta e vecchia del Paese! Le strade sono a gradini. E’ meno “remota” di quel che si pensi la possibilità di imbattersi in qualche asinello o mulo. Il luogo è silenzioso e pu­lito. Ci si trova improvvisamente immersi in uno scenario di vita d’altri tempi. Tutto è semplice, primitivo. Qualche donna seduta sul gradino del portone di casa intenta al suo lavoro o a parlare con le vicine. Bambini gai e spensierati che giocano. Ci guardano incuriositi. Senza accorgercene ci troviamo in chiesa. E’ un vero gioiello. Accanto la ca­nonica senza lunghi corridoi né celle allineate.E’ tutto piccolo “stile apparta­mento”, ma c’è qualcosa che piace: è un luogo povero ma dignitoso. Si respira silenzio e solitudine. Coronamento di bellezza è lo stupendo panorama su cui si af­faccia il monastero: un vero e proprio presepio permanente che ci lascia interamente incantate. Si ragiona insieme al Vescovo della Diocesi. E’ infine stabilita la data di apertura del Carmelo: 22 aprile 1979. Arriva il grande giorno.

Ci si alza più presto del solito. Tra i mille pensieri che popolano la mente questo predomina: in questa nuova fondazione saremo poche e per molte cose inesperte. Se non interviene l’aiuto e la luce necessaria dal Signore…Si parte da Roma e si arriva a Carpineto. Al Convento di Sant’Agostino c’è sua Eccellenza Mons. Umberto Florenzani, Vescovo di Anagni-Alatri, insieme ai padri agostiniani, sacerdoti e fedeli. Si raggiunge la Collegiata gremita di gente. Un’esplosione di gioia si leva dalla folla al nostro apparire che ci confonde e commuove profondamente. La liturgia eucaristica è solennissima, padri carmelitani e sacerdoti diocesani concelebrano insieme: c’è il padre José Cardoso, allora Procuratore Generale dell’Ordine e attualmente arcivescovo della Diocesi di Olinda e Récife (Brasile); il Priore Provinciale, padre Carlo Cicconetti e l’allora delegato per le monache, il padre Ludovico M.Saggi. All’omelia del Vescovo fa’ seguito la parola di Mons. Enrico Romolo Compagnone, carmelitano scalzo, già Vescovo di Anagni.

Si raggiunge il Carmelo – la chiesa di “San Giovanni” – processionalmente. Moltissimi ci seguono, altri fanno ala lungo il tragitto. La chiesa è stipata fino al sagrato. Il Priore Provinciale legge il rescritto di approvazione e ringrazia anche a nome delle monache. La canonica è aperta a tutti e si offre un piccolo rinfresco. La prima settimana è concesso a tutti di visitare la Casa ancora da “adibire” completamente a monastero (almeno la parte bassa, ossia quella già esistente: piano terra). Forse tutti i cinquemila abitanti di Carpineto passano al Carmelo – “non c’è tre­gua!” – chi spinto da fede e speranza, chi mosso solo per curiosità. Ma tutti ci dimostrano fidu­cia. Vogliono sapere della nostra vita, della spiritualità carmelitana, e “indaga­no” il motivo della nostra presenza qui…

La “storia” continua fino ad oggi”.

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