Monastero Carmelo Sant'Anna

Carpineto Romano

25 maggio: Maria Maddalena de Pazzi

Caterina de’ Pazzi
“Nacque a Firenze il 2 aprile 1566. Di nobile e antica famiglia, ricevette un’educazione profondamente cristiana. Entrò nel monastero delle Carmelitane di Santa Maria degli Angeli, in Firenze, all’età di 16 anni, nel 1582, anno della morte di santa Teresa di Gesù. Condusse una vita nascosta di preghiera e di mortificazione e fu arricchita da Dio di grazie e visioni straordinarie. Per ordine dei suoi confessori fece una relazione di queste grazie ed estasi. Sentiva profondamente il problema della Chiesa. Divenne per le sue sorelle guida di perfezione. Morì il 25 maggio 1607, fu beatificata da Urbano VIII nel 1626 e fu canonizzata da Clemente IX nel 1669”. (Emanuele Boaga, O. Carm., Con Maria sulle vie di Dio, p. 115). Si festeggia la sua festa il 25 maggio.
“Caratteristica della spiritualità di S. Maria Maddalena è il grande amore per la Chiesa, la passione per la sua riforma e per la riforma della vita consacrata. È testimone eminente dello zelo apostolico e della dimensione ecclesiale, frutto della vera contemplazione. Il monastero carmelitano è parte viva della Chiesa locale, non un rifugio dal mondo. La monaca carmelitana come S. Maria Maddalena affonda le sue radici nel cuore della Chiesa e nella sua missione di diffondere la buona novella del regno di Dio. La clausura separa fisicamente dal mondo la monaca carmelitana per renderla più libera di essere unita spiritualmente ad ogni essere umano: «La loro vita diviene una misteriosa fonte di fecondità apostolica e di benedizione per la comunità cristiana e per il mondo intero» (Verbi Sponsa, 7).
S. Maria Maddalena de’ Pazzi nutrì profonda devozione alla passione di Cristo e vide in questo il luogo della ri-creazione dell’essere umano. La sua spiritualità è cristocentrica e allo stesso tempo mariana. Intese il cammino spirituale come ritorno dell’uomo a Dio e conflitto tra due amori: l’amore di se stessi e l’amore di Dio. L’orgoglio distrugge l’unione tra Dio e l’uomo e tra uomo e uomo; l’umiltà ristabilisce l’unione. L’amore è la chiave della relazione umano-divina. La vita spirituale per la monaca fiorentina è circolare: ha il suo inizio e la sua fine in Dio. La persona trasformata, vivendo la vita di Dio, è di grande beneficio per tutta la Chiesa.
La liturgia fu il luogo di molte delle estasi di S. Maria Maddalena. Spesso, dopo aver ricevuto la Comunione che percepiva come sacramento di amore, entrava in una preghiera profonda. La liturgia è elemento essenziale della vita della monaca carmelitana. Come gli eremiti sul monte Carmelo, la monaca carmelitana va dalla solitudine della sua cella alla cappella, cuore del monastero, per poi tornare alla sua cella. Porta alla preghiera della Comunità – che è la preghiera di Cristo: Capo e membra – un cuore che è stato purificato dalla comunione con Dio, nella solitudine della cella. Si rafforza con la preghiera della comunità per continuare la sua ricerca di Dio.
La celebrazione fedele della liturgia divina è parte integrante della missione di una comunità claustrale. La celebrazione quotidiana dell’Eucaristia e l’Ufficio divino sono una partecipazione alla continua preghiera di Cristo al Padre. L’intero essere della monaca carmelitana si allarga attraverso la sua vita di unione con Dio: essa si apre a tutti i bisogni della Chiesa e del mondo e li presenta per mezzo di Cristo al Padre nello Spirito Santo” (Joseph Chalmers, O. Carm., Nella terra del Carmelo, 27-32).
Santa Maria Maddalena, donna tesa tra terra e cielo; donna nel cui cuore ardeva l’ansia per la “renovatione” della Chiesa e della vita religiosa; donna folgorata dall’Amore di Dio. Consumò la sua vita donandola “all’Amore non amato” che voleva far conoscere a tutti. “Amate voi l’amore? E come fate a vivere? Non vi sentite consumare e morire d’amore? Se non amate l’Amore, chi volete amare?”. Di Maria Maddalena si conservano in cinque volumi i testi dei suoi slanci amorosi, trascritti in “diretta” durante le sue estasi dalle sue consorelle. Terminata l’estasi, la Santa rileggeva quanto velocemente era stato “stenografato” e correggeva se vi erano errori. Seguendo una linea perfettamente ortodossa verso Dio Uno e Trino, i testi contengono una dottrina spirituale complessa e di notevole interesse, pur nella occasionalità e frammentarietà con cui vennero raccolte le sue parole. La pietà e la dottrina della Santa dell’Amore sono essenzialmente cristocentriche e mariane. “Chi non passa per questa Sacra Umanità non può arrivare a salvamento”. Cristo è il “ponte”, la “scala”, la “nave che conduce al porto”. “Gesù, Verbo Incarnato e crocifisso, sia il punto centrale della nostra vita e a lui diamo la prima e più diretta risposta d’amore laudativo”. Il tema della Passione cruenta e interiore (mentale) di Gesù ricorre con insistenza nella dottrina maddaleniana. “Patire e non morire: vivere sempre, per sempre patire per amor di Dio” fu il suo grido eroico. “Imprimiamo nella nostra mente le cinque piaghe del Crocifisso, perché vi troviamo rispecchiata la carità di Cristo e i beni che ci ha dato con la sua morte”. “Desidero ardentemente accompagnarti nella tua passione e soffrire con te”. “Ogni pena mi è dolce, quando penso che tutte, grandi e piccole, sono passate per la sacratissima umanità di Gesù”. L’unione con Dio è una necessità dell’uomo per essere felice ed è una esigenza dell’amore divino, il quale “non può vedere nulla che non sia eguale a sé”. L’unione esige, perciò, profonda purificazione, che assimila, liberandolo, mediante la pratica delle virtù, soprattutto dell’umiltà-amore, che conduce alla “nichilatione”. L’anima deve “nulla volere, nulla potere, nulla sentire, per ogni cosa comprendere”.
Ricca è la dottrina della Santa nei riguardi dell’Eucaristia, sacramento di amore. “Nell’Eucaristia l’anima si unisce completamente a Dio, ed essendo Dio in lei e lei in Dio, egli la santifica con l’unione che fa con lei, mentre è in lei”. “Sebbene nell’Eucaristia io non gusti niente, vi attingo però la forza di soffrire e di amare”. “Creiamo in tutta la giornata e intorno alle singole azioni da compiere quasi un’atmosfera eucaristica, in modo tale che tutta la vita quotidiana possa venire impregnata dalla grazia della S. Comunione. Dividiamo la giornata in due parti: dal mattino al mezzogiorno utilizziamo il tempo come in un continuo ringraziamento per la comunione ricevuta al mattino, e dal mezzogiorno alla sera impegniamoci nel prepararci alla Comunione dell’indomani, perché una sola Comunione ben fatta ha la forza di santificare l’anima”.
Ma il vero amore di Dio esige l’amore del prossimo: “non può star l’uno senza l’altro”. In Maria Maddalena, amore di Dio e amore delle anime si fusero nel suo cuore in un’identica fiamma. “L’Eucaristia è il sacramento dell’unione non soltanto dell’anima con Dio, ma anche con i propri fratelli. Infatti, nutrite dello stesso cibo divino, trasformate interamente in Gesù, le anime non formano più in lui che una stessa e sola cosa”. “Come le sacre specie, così il mio prossimo nasconde quel Dio che io devo adorare. Non mi fermerò quindi alle apparenze che potrebbero ingannarmi, ma andrò direttamente a colui che il prossimo nasconde in se stesso: Cristo Signore”.
La devozione mariana di Maria Maddalena s’inquadra bene nel complesso della sua fede. Sentiva di essere legata alla Vergine, in modo particolare per il titolo del monastero in cui viveva, “S. Maria degli Angeli”; ma anche per il legame inscindibile di Maria con il Carmelo, non poteva trascurare il rapporto vitale tra Maria e i membri del “suo” Ordine. In un’epoca in cui si enfatizzava volentieri la devozione della “schiavitù a Maria” da parte dei cristiani, santa Maria Maddalena rimase fedele alla concezione originaria di Maria Madre, anzi “sorella” del Carmelo. Resta una sua preziosa eredità l’atto solenne con cui la Comunità nel 1578 scelse Maria quale “Priora perpetua del monastero”. La priora effettiva era considerata vicaria della Madonna, ne teneva il posto e ne trasmetteva le direttive alle monache a lei consacrate. “Maria è sempre pronta a purificare i nostri cuori, ma noi dobbiamo prenderla come modello e chiedere il suo intervento con amoroso affetto, con desiderio intenso e con profonda umiltà”. “O gratissima Maria, togli il voler mio e dammi il voler tuo”. “Chi sta in continuo duello, cioè in continua lotta con Dio, con se stesso, con i fratelli, ricorra a Maria, che è un mare pacifico”.
Tre anni prima della morte iniziò per la santa un periodo di sofferenze fisiche e morali, il “nudo patire che lei stessa aveva chiesto al Signore”. Umile nelle sfolgoranti estasi, così come nell’estremo dolore, umile in tutte le prove della vita terrena, entrò nella Vita celeste pronunciando le parole: “Benedictus Deus”.

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