Monastero Carmelo Sant'Anna

Carpineto Romano

29 settembre: s.ti Arcangeli

Arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele

Ant.
Benedite il Signore,
voi tutti suoi angeli,
potenti esecutori dei suoi comandi,
pronti al suono della sua parola (Sal 102, 20).

O Dio, che chiami gli angeli e gli uomini a cooperare al tuo disegno di salvezza,
concedi a noi pellegrini sulla terra la protezione degli spiriti beati,
che in cielo stanno davanti a te per servirti e contemplano la gloria del tuo volto.

La liturgia odierna è incentrata sulle figure di questi “messaggeri” del Signore, che sempre sono davanti a Lui.

Abbiamo la possibilità di scelta della prima lettura: Daniele (Dn 7,9-10.13-14), e Apocalisse (Ap 12, 7-12a).
Nella lettura dal Profeta Daniele troviamo la descrizione di una visione: Daniele vede il trono di Dio e attorno a Lui “mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano”.

Nel libro dell’Apocalisse di Giovanni troviamo la “lotta” tra Michele e i suoi angeli, e il drago.

Il vangelo odierno è da Giovanni (Gv 1, 47-51). Natanaele riconosce nel Signore Gesù il Figlio di Dio, il re d’Israle.
Di rimando Gesù gli risponde: “in verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo”.

Il salmista ci fa dire:
Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.

Di questi tre Arcangeli festeggiati oggi, abbiamo il nome e la presenza direttamente dalla Sacra Scrittura.
Michele lo troviamo in diversi passi della Scrittura: Dn 10, 13-21; 12, 1; Giuda 1, 9; Ap 12, 7;
Gabriele: Lc 1, 19; Dan 8,16; 9,21;
Raffaele: nel libro di Tobia.

Il significato attribuito nei secoli al loro nome è questo:
Michele: Chi è come Dio.
Gabriele: Colui che sta al cospetto di Dio (Dio è forte).
Raffaele: Dio cura o medicina di Dio.

Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa
(Om. 34, 8-9; PL 76, 1250-1251)

L’appellativo «angelo» designa l’ufficio, non la natura
E’ da sapere che il termine «angelo» denota l’ufficio, non la natura. Infatti quei santi spiriti della patria celeste sono sempre spiriti, ma non si possono chiamare sempre angeli, poiché solo allora sono angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio. Quelli che recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che annunziano i più grandi eventi son chiamati arcangeli.
Per questo alla Vergine Maria non viene inviato un angelo qualsiasi, ma l’arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più grande degli annunzi.
A essi vengono attribuiti nomi particolari, perché anche dal modo di chiamarli appaia quale tipo di ministero è loro affidato. Nella santa città del cielo, resa perfetta dalla piena conoscenza che scaturisce dalla visione di Dio onnipotente, gli angeli non hanno nomi particolari, che contraddistinguano le loro persone. Ma quando vengono a noi per qualche missione, prendono anche il nome dall’ufficio che esercitano.
Così Michele significa: Chi è come Dio?, Gabriele: Fortezza di Dio, e Raffaele: Medicina di Dio.
Quando deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e forza, si dice che è mandato Michele, perché si possa comprendere, dall’azione e dal nome, che nessuno può agire come Dio. L’antico avversario che bramò, nella sua superbia, di essere simile a Dio, dicendo: Salirò in cielo (cfr. Is 14, 13-14), sulle stelle di Dio innalzerò il trono, mi farò uguale all’Altissimo, alla fine del mondo sarà abbandonato a se stesso e condannato all’estremo supplizio. Orbene egli viene presentato in atto di combattere con l’arcangelo Michele, come è detto da Giovanni: «Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago» (Ap 12, 7).
A Maria è mandato Gabriele, che è chiamato Fortezza di Dio; egli veniva ad annunziare colui che si degnò di apparire nell’umiltà per debellare le potenze maligne dell’aria. Doveva dunque essere annunziato da «Fortezza di Dio» colui che veniva quale Signore degli eserciti e forte guerriero.
Raffaele, come abbiamo detto, significa Medicina di Dio. Egli infatti toccò gli occhi di Tobia, quasi in atto di medicarli, e dissipò le tenebre della sua cecità. Fu giusto dunque che venisse chiamato «Medicina di Dio» colui che venne inviato a operare guarigioni.

Responsorio Cfr. Ap 8, 3. 4; Dn 7, 10
R. Un angelo apparve accanto all’altare del tempio, portando un turibolo d’oro. Gli furono dati molti profumi, * e dalla mano dell’angelo il fumo degli aromi saliva a Dio.
V. Mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano;
R. e dalla mano dell’angelo il fumo degli aromi saliva a Dio.

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