“Come il profeta Elia, anche tutti i Santi del Carmelo sono stati plasmati a una scuola di fuoco spirituale.
L’intima relazione dell’Ordine con Maria, poi, trova la sua espressione più vera nell’esperienza d’amore e tale amore rende la storia dell’Ordine un canto di lode al nostro Dio”.
Riceviamo in dono un’immensa schiera di fratelli e sorelle che hanno consacrato la vita a Dio, accogliendo gli insegnamenti del divino Maestro e imitando la sua vita;
fratelli e sorelle che si sono impegnati al servizio della Vergine Maria nella preghiera, nella donazione di se stessi secondo lo stile del vangelo, nell’amore per le anime.
A volte, tale amore, ha ricevuto il sigillo del sangue.
Li vediamo davanti ai nostri occhi: gli eremiti abitatori del Monte Carmelo, i Mendicanti delle prime comunità medievali, i maestri e i predicatori, i missionari e i martiri;
oppure le monache che hanno contribuito a far crescere il popolo di Dio con la misteriosa fecondità della loro vita contemplativa.
O ancora le religiose, che hanno reso visibile il volto di Cristo ai fratelli e alle sorelle nel mondo attraverso il loro apostolato negli ospedali o nelle scuole, soprattutto nelle terre di missione.
O infine i secolari che vivendo nel mondo hanno saputo incarnare lo spirito del Carmelo. Tutta la Famiglia Carmelitana che già vive nella Patria, guidata da Maria sua Madre,
costituisce tutta la nostra gioia e la nostra lode al Padre del Cielo.
Possono essere santi grandi, che tutta la Chiesa venera e invoca nella sua Liturgia, oppure santi umili, solo da pochi conosciuti fuori dell’Ordine,
ma tutti propongono, attraverso la loro vita, il segreto della santità nel rapporto intimo con Dio,
che si prolunga poi nell’impegno di ogni giorno nella comunione di fede e di amore con l’Immacolata Madre di Dio, Patrona del Carmelo.
Lei è una formatrice insuperabile degli amici di Cristo; con l’abito dell’Ordine li riveste, affinché possano riflettere le sue virtù sia interiormente che esteriormente.
Tutti i Santi carmelitani si sono lasciati plasmare secondo l’immagine della beata Vergine Maria, hanno vissuto in intimità con Lei e sono stati suoi apostoli.
E’ da Lei che hanno appreso a vivere in Cristo, a vivere dell’amore di Cristo; da lei si sono lasciati ispirare per consacrare la loro vita alla Chiesa e alle anime.
Insomma, la vita della Vergine ha un’importanza assoluta nell’esperienza di tutti i Santi carmelitani.
Preghiamo affinché l’esempio di questi Santi susciti nuove generazioni di fratelli e sorelle santi; tanti che, come loro, vivendo nell’ossequio di Gesù Cristo e servendo a Lui con cuore puro e buona coscienza, sappiano dedicarsi giorno e notte, insieme a Maria, alla contemplazione della Parola e al servizio generoso dell’umanità. Infine chiediamo che questo esempio davvero ci contagi, comunicandoci un amore immenso e concreto per Cristo, per la Chiesa e per il mondo intero.
La Chiesa è indefettibilmente santa: Cristo l’ha amata come sua sposa e ha dato se stesso per lei, al fine di santificarla; perciò tutti nella Chiesa sono chiamati alla santità.
La Chiesa predica il mistero pasquale nei santi che hanno sofferto con Cristo e con lui sono glorificati, propone ai fedeli i loro esempi che attraggono tutti al Padre per mezzo di Cristo e implora per i loro meriti i benefici di Dio. Oggi in un’unica festa si celebrano, insieme ai santi carmelitani canonizzati, tutti i membri giusti della famiglia del Carmelo di ogni lingua, di ogni razza e di ogni nazione, i cui nomi sono scritti nel libro della vita.
1. Origine storica della festa liturgica
—> nel contesto generale della Chiesa: in oriente, si celebrava, almeno dal sec. IV-V una festa in onore di tutti i martiri nella domenica seguente alla Pentecoste (cf. PG 50,705-706).
In occidente dopo che papa Bonifacio IV dedicò alla Vergine-Madre di Dio e ai martiri il tempio pagano del Pantheon in Roma (13 marzo 609)
ebbe origine una solennità liturgica annuale in onore di tutti i martiri, molto sentita dal popolo romano. Questa solennità si estese poi a tutti i santi anche non martiri e si spostò al 1 novembre. Su richiesta di papa Gregorio IV (835) venne estesa da Ludovico il Pio a tutto l’impero carolingio e risulta quindi universalizzata nel corso dei secoli IX-X, in coincidenza quasi con la canonizzazione come atto solenne e centralizzato, che cominciò solo dal secolo X.
—> nell’Ordine del Carmelo, ad imitazione di questa festa, la nostra si forma, sembra, in un periodo precedente alle prime richieste di canonizzazioni ufficiali o conferme di culto di santi dell’Ordine (da porsi alla fine sec. XV) e forse in concomitanza al diffondersi dei cataloghi (sec. XIV-XV) dei santi dell’Ordine. Infatti un documento di Innocenzo VIII in data 16 giugno del 1492 suppone esistente tale festa;
—> l’organizzazione liturgica piena e completa per il Breviario e Messale avviene nel 1672, quando si ottenne dalla S. Sede di celebrarla col rito doppio maggiore;
—> con la riforma del “Proprio” carmelitano avvenuta con il rinnovamento liturgico dopo il Concilio Vaticano II, viene celebrata col grado di festa.
2. Significato della festa
—> parallelo a quello della festa del 1º nov., sottolinea i temi della: gioia, bellezza, speranza e fraternità della famiglia carmelitana.
—> si può applicare al Carmelo l’immagine di S. Agostino per la Chiesa: “il bel giardino di Dio ricco di santi di ogni categoria”. Ecco due testi di nostri autori per illustrare tale immagine:
• Nicolò Kenton, provinciale d’Inghilterra, verso la metà del sec. XV indica l’esempio dei santi del Carmelo e aggiunge: “Tutti questi come tralci della Vite che porta Cristo piantati per opera divina nel giardino della nostra osservanza regolare, come fiori producono i loro frutti e così uniti vitalmente alla vite diffondono soave profumo”. Questo testo è molto importante per due motivi: per il forte cristocentrismo nel nome di vite dato alla Madonna, e per la presentazione dei santi come tralci di tale vite, il riferimento al giardino e all’opera condotta dall’iniziativa di Dio.
• Il secondo testo, che è recente, ci offre una descrizione dei rami di questa vite: «I santi del Carmelo costituiscono una grande moltitudine di fratelli che consacrarono la loro vita a Dio, seguendo gli insegnamenti di suo Figlio e imitando la sua vita, e si dedicarono al servizio della Vergine Maria nella preghiera, nell’abnegazione evangelica, nell’amore ai fratelli, fino anche a spargere, alcuni, il proprio sangue. Eremiti al monte Carmelo, mendicanti nel medioevo, maestri e teologi, missionari e martiri, religiose che arricchirono il popolo di Dio con la misteriosa fecondità della loro vita contemplativa, apostolica e docente, laici che nella loro vita seppero incarnare lo spirito dell’Ordine: questa è la grande famiglia carmelitana». (cit. in CPV, p. 64).
—> S. Teresa di Gesù Bambino ricorda: “nulla ci dice che i santi canonizzati siano i più grandi”; per questo nella festa ricordiamo “tutti” i nostri “antecessori”: canonizzati e no, noti e meno noti che ora godono della visione beatifica. E la festa odierna ci invita a considerare il legame di famiglia che ci unisce a loro (i nostri antecessori) e ci proietta verso il futuro (i nostri successori).
—> quindi è festa della nostra famiglia, che ci sospinge a vivere l’impegno e la speranza come esperienza di Chiesa e di salvezza.
—> Da qui l’insegnamento di padre Giovanni Brenninger (cf. Direttorio, p. 701) che affermava “se siamo tenuti ad amare i nostri confratelli, tanto più dovremo amare i nostri Santi …
che non cessano di amarci, pur essendo beati in eterno in seno a Dio”. Quest’amore, secondo P. Brenninger, si sviluppa in due atteggiamenti: invocazione e imitazione:
• “se dobbiamo invocare i Santi, i Santi nostri debbono avere la precedenza, perché essi sono più degli altri solleciti della nostra salvezza e del bene dell’Ordine nostro”,
• “se dobbiamo imitare i Santi, dovremo, in prima linea, seguire l’esempio dei santi dell’Ordine: perché essi si sono santificati ed hanno guadagnato il Cielo, seguendo la medesima nostra Regola e camminando per la stessa strada nostra. Sono essi che con le parole e l’esempio ci hanno insegnato ad essere ripieni dello spirito dell’Ordine e a tradurre in pratica con opere quello che come loro anche noi abbiamo promesso”.
3. I testi eucologici
—> i testi eucologici svolgono un tema centrale: proporre i Santi del Carmelo e ed invocarne l’aiuto nella prospettiva degli ideali dell’Ordine.
—> lo sviluppo di questo tema presenta:
• Ant. Introito (Is 56,7): accenno al monte santo, quasi riferendosi al Carmelo, e al luogo di preghiera; quindi: orazione continua, custodia della Parola, ricerca del volto di Dio (cf. Colletta, Sulle Offerte, Ant. Comunione; Salmo responsoriale).
• Colletta: si invoca l’intercessione dei Santi e il patrocinio di Maria per avere la capacità di vivere le componenti della vocazione carmelitana:
lo spirito di preghiera insieme all’azione apostolica che ne scaturisce.
• I Lettura (Rom 8, 28-35.37-39): ricorda la chiamata fin dall’eternità di tutti i membri dell’Ordine, ora in cielo, ad essere conformi all’immagine di Cristo Gesù
per non mai separarsi dall’amore di Dio.
• Il Salmo responsoriale (Sal 23) sottolinea il cammino della “puritas cordis” per chi desidera realizzare la salita del monte (cf. Ant. Introito).
• Il versetto alleluiatico è ancora un richiamo all’amore di Dio che ha legato tra di loro i membri della famiglia del Carmelo ora in cielo.
• Il Vangelo (Mt 5,1-12) richiama la gioia e l’esultanza per il premio concesso da Dio nei cieli a chi a messo in pratica la sua Parola.
• L’orazione sulle offerte riprende il concetto nella prospettiva di Cassiano della finalità della vita carmelitana riportato nel classico codice della spiritualità dell’Ordine,
il “De institutione primorum monachorum”.
• Il prefazio (delle sante vergini e dei santi religiosi) ribadisce l’iniziativa dell’amore di Dio nella vita dei santi del Carmelo e il segno escatologico della loro vita religiosa.
• Ant. Comunione (cfr Eb 12,1-2) attribuisce un carattere profetico ai santi che già vedono Dio e che sono modello per una vita di fede.
• L’orazione dopo la Comunione riprende l’invocazione della colletta affinché la grazia della partecipazione alla mensa eucaristica sospinga sempre più noi oggi nel vivere pienamente le dimensioni della vocazione dell’Ordine nella Chiesa e nel mondo.
Così, l’esperienza vitale dei nostri Santi, riconosciuti tali dalla Chiesa, e quella di tutti gli altri membri dell’Ordine,
che hanno professato nella loro vita il modo di vivere carmelitano ed ora
sono in cielo godendo la visione beatifica, è per noi stimolo a vivere la nostra vocazione in ossequio a Cristo Gesù,
in familiarità di vita con Maria, nostra Madre e Vite fiorente del Carmelo, e a imitare il profeta Elia.
Emanuele Boaga
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