Monastero Carmelo Sant'Anna

Carpineto Romano

25 agosto: s. Maria di Gesù Crocifisso

Santa Maria di Gesù Crocifisso (1846- 1878)
Mirjam Baouard

“Nacque a ‘Iblin, in Galilea, il 5 gennaio 1846. Rimasta orfana dei genitori in tenera età, venne affidata a uno zio paterno, con il quale in seguito si trasferì ad Alessandria di Egitto. Per alcuni anni lavorò come domestica ad Alessandria, Gerusalemme, Beiruth e Marsiglia. Qui fece un tentativo di vita religiosa durato due mesi e interrotto per motivi di salute tra le suore di “San Giuseppe dell’ Apparizione”. Fu ammessa nel 1867 come conversa tra le Carmelitane scalze di Pau, in Francia. Ancora novizia, prese parte alla fondazione del Monastero di Mangalore (India), dove il 21 novembre 1871 fece la sua professione. Nel 1872 tornò a Pau, da dove passò nel 1875 con altre sorelle per la fondazione del primo Carmelo di clausura in Palestina. Morì il 26 agosto 1878 a Betlemme. Favorita di straordinari doni spirituali, ebbe una spiccata devozione allo Spirito Santo e alla Beata Vergine Maria. È stata beatificata da Giovanni Paolo II il 13 novembre 1985”. (Emanuele Boaga, O. Carm., Con Maria sulle vie di Dio, p. 290). Si festeggia la sua memoria liturgica il 25 agosto.
Suor Maria di Gesù Crocifisso amava definirsi con l’appellativo di “piccolo nulla”, consapevole della propria nullità davanti a Dio. La sua vita può così riassumersi nella sua espressione: “Il piccolo nulla non riuscirà se non per mezzo del nulla”. Ripeteva spesso di non essere niente e si paragonava al granello di polvere: “Io, piccola polvere”. La “piccola araba” (così chiamata in Francia per il suo francese incerto, quasi infantile e anche per il suo comportamento semplice e ingenuo) fu dotata di molti doni soprannaturali: estasi, stimmate, levitazioni, bilocazione, trasverberazione del cuore, apparizioni, predizioni e profezie; tra queste ultime, anche alcune riguardanti la Chiesa. La sua vita coincide con il lungo pontificato di Pio IX (1846-1878). Verso il Pontefice esprime una pietà filiale di incredibile tenerezza. Lo chiama familiarmente “mio padre”, lo vede spesso in spirito, sia nello splendore delle cerimonie, sia nelle angosce che lo crocifiggono.
A diverse riprese gli fa pervenire messaggi importanti concernenti gli interessi della Chiesa. Maria, figlia, della Galilea, ha un senso molto vivo della natura e continuamente loda il suo Creatore. Le cause naturali di tutti i fenomeni soprannaturali della giovane carmelitana non possono spiegarsi, per cui bisogna ammettere un’altra chiave d’interpretazione: lo Spirito Santo. Nel secolo XIX, in cui si parla più di Satana che dello Spirito Santo, Maria appare come un capolavoro dello Spirito Santo. Fin da fanciulla ha sempre avuto una particolare devozione verso il Paraclito. Durante un’estasi, così prega: “O Spirito Santo, ispirami. Amore di Dio, consumami. Sul retto sentiero conducimi. Maria, Madre mia soccorrimi. Con Gesù, benedicimi. Da ogni male, da ogni illusione, da ogni pericolo, preservami”. Tutta la sua vita è percorsa da invocazioni ardenti al Divino Spirito. La giovane monaca afferma: “L’orazione non si compie senza che Egli venga in un modo o nell’altro”. Dopo vent’anni quasi dalla sua morte, Leone XIII, con la sua lettera “Provvida Mater” (1895), e soprattutto con la sua Enciclica “Divinun illud munus” (1897), darà risposta a quanto veniva auspicato dall’umile conversa di Betlemme. La forza dello Spirito Santo guida suor Maria attraverso i meandri di un’esistenza apparentemente tormentata, ma in realtà diretta verso una sola meta: la salita del Carmelo. È lo Spirito Santo che le fa sentire e scoprire la presenza di Dio in ogni persona, creatura e avvenimento, attraverso una lettura mistica dell’universo e dell’umanità, divenendo così discepola ed evangelista del Paraclito.
L’amore ardente della beata Maria, battezzata con il rito greco-melchita, per la Vergine Madre, ha avuto origine nell’ambiente cristiano in cui era nata e nutrita nella fede. Non poté mai smettere di ringraziare la Madre dell’Amore e della Misericordia per aver potuto approfondire questo amore nel Carmelo, sentendosi indegna di tale favore celeste. Una costante in tutta la sua vita, che risolveva ogni cosa, fu l’affidamento indefettibile alla Madonna e diversi furono gli avvenimenti in cui sperimentò l’aiuto prodigioso della Vergine.
Altra caratteristica della beata Maria è il suo zelo ardente per la Volontà di Dio. “‘L’Obbedienza è tutto. Preferirei andare all’inferno per Volontà di Dio, che in cielo per mia propria volontà. L’osservanza della Regola vale più dei miracoli, più del cielo, è tutto. L’obbedienza è per l’anima quello che sono le ali per l’uccello. Nulla è più gradito a Dio dell’obbedienza perché Gesù ha obbedito”.
La piccola araba ha posseduto i carismi più straordinari, ma al di sopra di tutti, il carisma dei carismi: l’Amore- agape. Vede in tutto e in tutti – in ciascun essere, vicino o lontano – il riflesso dell’Amore di Dio. Ma è soprattutto all’interno del chiostro, in ciascuna delle sue consorelle, che essa scorge e riconosce l’Amore divino. Fin dalla sua infanzia, il Signore le fa comprendere e sperimentare che amare significa soffrire, ma soffrire come Gesù, con Gesù e per Gesù. Maria non fugge la sofferenza, ma neppure la ricerca per se stessa. La croce per lei è sorgente di gioia: non un castigo, una fatalità; è fonte di purificazione e di gaudio.
Nel mese di luglio 1878 viene presa da una crisi di soffocamento con tosse e gonfiore alle estremità. Nonostante ciò, si trascina sempre al lavoro, con sforzi inauditi e un’abnegazione ammirevole. Il 22 agosto, mente stava portando due pesanti innaffiatoi d’acqua fresca agli operai, salendo su una rampa, inciampa e cade, spezzandosi in più punti il braccio sinistro. Dice alla madre Priora: “Madre è la fine. Sono sulla via del cielo…”. Malgrado tutte le cure che le vengono prodigate, soffre atrocemente e il giorno seguente si manifesta la cancrena che si estende alla spalla e al collo. In quei giorni di agosto, l’hamsin – il vento bruciante del deserto – avvolge di polvere tutto il paese e dissecca la gola della malata, che geme penosamente: “…Sete, sete!”. Durante le ultime fasi dell’agonia le fu suggerita questa invocazione: “Gesù mio, misericordia”. “Sì”, diceva, “oh, sì: Misericordia”. Furono le sue ultime parole, mentre baciava il crocifisso. Era il 26 agosto 1878. Aveva 33 anni.

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