Monastero Carmelo Sant'Anna

Carpineto Romano

27 luglio: s. Tito Brandsma

Nacque nella città Frisia di Bolsward (Olanda) nell’anno 1881, ed entrò fin da giovane nell’Ordine dei Carmelitani. Fu ordinato sacerdote nel 1905. Compì studi di specializzazione a Roma ove conseguì il grado di dottore in filosofia alla Pontificia Università Gregoriana. Tornato in patria, fu poi docente in vari licei olandesi e professore di filosofia e storia della mistica nell’Università Cattolica di Nimega, di cui fu pure Rettore Magnifico. Giornalista e pubblicista, nel 1935 venne nominato consulente ecclesiastico dei giornalisti cattolici. Fu noto per la sua disponibilità verso tutti e in tutto.
Prima e durante l’occupazione nazista dell’Olanda, egli lottò, con forza e con fedeltà al Vangelo, contro il diffondersi delle ideologie nazionalsocialiste e difese la libertà delle scuole e della stampa cattolica. Per questo venne arrestato. Cominciava così il suo calvario di sofferenze e di umiliazioni, mentre infondeva serenità e conforto agli altri deportati e beneficava gli stessi aguzzini. In tanti atroci tormenti, sapeva comunicare il bene, l’amore e la pace. Passato in vari carceri e lager, alla fine fu internato a Dachau ove, il 26 luglio 1942, fu ucciso. E’ stato proclamato beato martire da Giovanni Paolo II il 3 novembre 1985.
GIRASOLI NEL GIARDINO DI DIO (san Tito Brandsma, carmelitano)

“La devozione a Maria è uno dei fiori più deliziosi del Carmelo. Lo direi un girasole. E’ un fiore che si innalza sopra tutti gli altri fiori. Nato su un grosso stelo, ricco di grandi foglie, il fiore si eleva più alto tra il verde fogliame, ed ha la caratteristica di girarsi verso il sole. E’ addirittura un’immagine del sole medesimo. E’ un fiore semplice: può crescere in tutti i giardini ed essere un ornamento per tutti. E’ alto e robusto ed ha radici profonde come un albero.
Allo steso modo nessuna devozione è più salda di quella a Maria. Il fresco fogliame, le verdi foglie indicano l’abbondanza delle virtù dalle quali la devozione a Maria è sostenuta. Il fiore rappresenta l’anima creata a immagine di Dio per assorbire lo splendore della sua bontà. Sono due soli che risplendono l’uno nell’altro: l’uno irradiante una luce insondabile, l’altro che assorbe quella luce, che si immerge in quella luce e diventa quasi un altro sole. E’ talmente rapito dai raggi del sole che brilla su di lui, che non può volgersi altrove, ma soltanto vivere per cui e di lui.
Maria era un fiore così. Fiori della sua semenza, anche noi possiamo crescere e fiorire davanti al Sole che ha infuso se stesso in lei, e vuole trasmettere a noi pure i raggi della sua luce e del suo calore”.

Dal Carmelo un profeta per i nostri giorni.

– Scelse la verità,
visse nella carità,
donò la vita per la libertà.

Vivendo secondo la verità nella carità,
cerchiamo di crescere in ogni cosa verso Cristo.

La sua vita: un progetto di gioia.

La sua esigenza:
dare Dio dando se stesso: le proprie forze, i propri desideri, il proprio tempo.

Il suo obiettivo: ridare un’anima al mondo.

La sua certezza: sentirsi profondamente amato da Dio.

“Se l’occhio in Te, o mio Gesù, si posa riviva il pensiero che tanto io t’amo e che il tuo cuor ancor per me s’infiamma
come per figlio amato e prediletto.
Se più costanza nel dolor domandi, o Gesù mio ogni dolor mi è caro…
Che tu mio buon Gesù non mai mi lasci; mai mi sentii a Te così vicino” (scritto a Dachau, 1942).

La sua identità: Carmelitano, Giornalista, Professore, Missionario sempre testimone della fede.

Padre Tito: un dono per gli altri

Ovunque e sempre l’amico di tutti.
Non sa pensare male di nessuno,
neppure dei suoi nemici.
Durante le torture trova la forza nell’Eucaristia
che furtivamente gli vien data da qualche amico o confratello.
il “Grande e Paziente Prigioniero” (così chiama l’Ostia che a volte riesce a nascondere nel fodero degli occhiali e adorarla nelle lunghe notti)
gli ridona, nel campo, la carica di gioia, di serenità;
la tenerezza verso i suoi compatni di sventura che sempre conforta, anima, accarezza e segna nascostamente col segno della croce,
mentre stringe loro la mano.
E’ sempre ottimista.
Dice: “Sono felice nel mio dolore, perchè so che questo non è dolore, ma il destino più eletto”.
La vita di Tito Brandsma ci interpella:
– nella famiglia
– nella scuola
– nella società

quale libertà?
– sei libero da ogni desiderio di oppressione, violenza, brutalità?

quale forza?
_ vivi nel tuo cuore la forza di amare, il rispetto per il dolore altri,la gioia di condividere ansie e dolori, fatiche e speranze?

quale nome?
_ Nel Nome di Gesù si piega il tuo ginocchio e canta la tua lingua?

“Niente ti turbi, niente ti spaventi
Dio non muta
la pazienza vince tutto.
A chi si affida a Dio nulla può mai mancare.
Solo Dio basta.

(pensiero caro a s. Teresa di Gesù che padre Tito cita stando in carcere)

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