Santa Giuseppina Bakhita, vergine, che, nata nella regione del Darfur in Sudan, fu rapita bambina e, venduta più volte nei mercati africani di schiavi, patì una crudele schiavitù; resa, infine, libera, a Venezia divenne cristiana e religiosa presso le Figlie della Carità e passò il resto della sua vita in Cristo nella città di Schio nel territorio di Vicenza prodigandosi per tutti. (Martirologio romano)
Dalle Memorie autobiografiche di santa Giuseppina Bakhita (Dagnino, 1993, pp.58-60)
Africa, patria mia, addio
Diedi allora in cuor mio un eterno addio all’Africa. Una voce interna mi diceva che non l’avrei più riveduta. Ritornata a Marano, la signora Michieli vi stette con noi per due anni circa, ma dovendo ripartire per tornare un’altra volta (a Suakin), pensò di affida la sua piccola e me a qualche collegio, per aver un po’ d’istruzione. Fu passata parola alla Congregazione di Carità di Venezia che volentieri si sarebbe prestata ad ospitarmi nel Catecumenato, diretto dalle Suore Canossiane, e lì, avrei potuto istruirmi. Ma la bambina già battezzata, come e per che scopo lasciarla nel Catecumenato? La Signora non voleva assolutamente dividerci, sicchè per più di un mese durò la lotta senza venire ad una conclusione. Intervenne allora, l’amministratore della Signora, il signor Illuminato Checchini, uomo dal cuor d’oro e di coscienza retta che ebbe poi, finchè visse, un amore paterno verso di me.
Fu durante questo mese d’attesa e di indecisioni che il Signore Illuminato mi regalò un Crocifisso d’argento. Nel darmelo lo baciò con devozione, poi mi spiegò che Gesù Cristo, Figlio di Dio, era morto per noi. Io non sapevo che fosse, ma spinta da una forza misteriosa, lo nascosi per paura che la Signora me lo prendesse. Prima, non avevo mai nascosto nulla, perché non ero attaccata a niente. Ricordo che nascostamente lo guardavo e sentivo una cosa in me che non sapevo spiegare. Il signor Illuminato era così ansioso che io fossi ammessa nell’istituto dei Catecumeni, che diede la sua parola per iscritto e su carta bollata: nel caso che la signora Turina non avesse assolto il suo dovere, lui stesso avrebbe pagato la pensione. Così fummo entrambe ricevute nel Catecumenato.
Io venni affidata ad una Suora addetta all’istruzione dei catecumeni. Non posso ricordare, senza piangere, la cura che ella ebbe di me. Volle sapere se avessi desiderio di farmi cristiana e, sentito che lo desideravo e che, anzi ero venuta con quell’intenzione, giubilò di gioia. Allora quelle sante Madri con una eroica pazienza mi istruirono e mi fecero conoscere quel Dio che fin da bambina sentivo in cuore senza sapere chi fosse. Ricordavo che, vedendo il sole, la luna, le stelle, le bellezze della natura, dicevo fra me: Chi è mai il Padrone di queste cose belle? E provavo una voglia grande di vederlo, di conoscerlo, di prestargli omaggio. E ora lo conosco. Grazie, grazie, mio Dio! Quando la signora Turina mi accompagnò in collegio sulla soglia della porta, voltandosi per darmi il saluto, mi disse: Ecco, questa è la tua casa. Disse così senza penetrare il vero senso delle parole. Oh, se avesse immaginato quanto poi avvenne, non mi ci avrebbe condotta.
Oppure
Dall’omelia di Giovanni Paolo II, Papa (17 maggio 1992)
“Nella beata Giuseppina Bakhita troviamo una testimone eminente dell’amore paterno di Dio ed un segno luminoso della perenne attualità delle beatitudini. Nel nostro tempo, in cui la corsa sfrenata al potere, al denaro, al godimento causa tanta sfiducia, violenza, solitudine, suor Bakhita viene ridonata dal Signore come sorella universale, poiché ci rivela il segreto della felicità più vera: le beatitudini.
Il suo è un messaggio di bontà del Padre celeste. Ella ci ha lasciato una testimonianza di riconciliazione e di perdono evangelici, che recherà sicuramente conforto ai cristiani della sua patria, il Sudan, così duramente provati da un conflitto che dura da molti anni e che ha provocato tante vittime. La loro fedeltà e la loro speranza sono motivo di fierezza e di azione di grazie per tutta la Chiesa. In questo momento di grandi tribolazioni, suor Bakhita li precede sulla via dell’imitazione di Cristo, dell’approfondimento della vita cristiana e dell’incrollabile attaccamento alla Chiesa.
“Vi do un comandamento nuovo: che ci amiate gli uni gli altri, come io ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 34-35).
In questa frase evangelica troviamo la sintesi di ogni santità: della santità che ha raggiunto, per strade diverse ma convergenti nella stessa ed unica metà, Josemaria Escriva de Balaguer e Giuseppina Bakhita. Essi hanno amato Dio con tutta la forza del loro cuore ed hanno dato prova di una carità spinta fino all’eroismo mediante le opere di servizio agli uomini, loro fratelli. Perciò la Chiesa li eleva agli onori degli altari e li presenta come esempi nell’nell’imitazione di Cristo che ci ha amato e ha donato se stesso per ognuno di noi (Gl 2,29).
“Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui” (Gv 13, 31): è il mistero pasquale della gloria. Attraverso il Figlio dell’uomo questa gloria si estende a tutto il visibile e l’invisibile: “Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fratelli. Dicano la gloria del tuo regno” (Sal 145/144, 10-11). Ecco il Figlio dell’uomo: “Non bisognava che…sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”.
Ecco coloro che di generazione in generazione hanno seguito Cristo: “Attraverso molte tribolazioni, essi sono entrati nel regno di Dio”. “Il tuo regno è regno di tutti i secoli” (Sal 145/144, 13). Amen”.
Responsorio
R./ Io non lo conoscevo, ma nasco stante guardavo il Crocifisso e * dentro di me sentivo una forza misteriosa che mi sosteneva.
V./ Io, quanto sarò elevato da terra attirerò tutti a me:
R./ dentro di me sentivo una forza misteriosa che mi sosteneva.
Orazione
O Dio Padre, che nella tua misericordia hai guidato santa Giuseppina, vergine, dalla triste schiavitù alla dignità di figlia tua e sposa di Cristo, concedi a noi di imitarla nell’amore a Gesù Crocifisso e di perseverare nella pratica della carità e del perdono. Per il nostro Signore…