Monastero Carmelo Sant'Anna

Carpineto Romano

Domenica delle Palme e della Passione

Siamo arrivati alla domenica delle Palme.
Una settimana santa molto “settimana di passione”. Ci uniamo alla sofferenza di Cristo che raduna in se tutta la sofferenza dell’umanità in questo momento.
Le letture di oggi ci fanno entrare nel mistero grande e profondo del Triduo Pasquale:
passione, morte e risurrezione di Gesù, il Cristo di Dio.

Iniziamo con la prima lettura di Isaia 50, 4-7 (terzo canto del Servo del Signore).
Impressiona questo “personaggio” che “apre l’orecchio al Signore,
non si tira indietro e presenta il dorso ai flagellatori, la guancia a chi gli strappa la barba”.

Il Salmo 21 è la risposta messianica di questo servo che si sente abbandonato da Dio, ma non lo è.

L’esaltazione del Cristo continua con la lettera di san Paolo ai Filippesi 2, 6-11:
Cristo che si incarna, e muore in croce per noi, perché in Lui “ogni ginocchio si pieghi, e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore”.
E’ un crescendo di intensità verso il Vangelo di Matteo, 26, 14 – 27, 66 che ci introduce nelle ultime ore della vita di Gesù.
Ci fermiamo solo sui versetti 32-50 del Vangelo di Matteo, da Simone di Cirene alla morte di Gesù.

Questo passio ha diverse scene, se vogliamo:
– Simone di Cirene, uno straniero che è costretto a portare la croce accanto a Gesù -solo Giovanni non lo cita-;
– Gesù sfinito: gli offrono una bevanda per “stordirlo”;
– Golgota: il Calvario: la crocifissione di Gesù con i due ladroni;
– i soldati che si dividono le sue vesti (la sua veste tutta intera) ;
– i sommi sacerdoti e la gente che passava che lo deridono
– la morte di Gesù.

Se ci fermiamo ne esce un quadro molto completo.
Simone che porta la croce senza sapere nulla, Gesù che fino in fondo fa la volontà del Padre, fino alla morte di Croce, la crocifissione con i due ladroni che hanno lo stesso atteggiamento del popolo e dei sommi sacerdoti e degli scribi: che lo deridono, lo oltraggiano e lo scherniscono.

La realtà è evidente: l’uomo che si ribella a Dio, alla sua logica, al suo amore.
E per arrivare a questo non ci vuole molto, basta chiudersi ripetutamente alla Grazia, alla voce della coscienza, allo Spirito Santo.

Tutti, spesso, si vuole un “dio” a proprio modo, a proprio piacere. Gesù non rientra nelle loro aspettative, spesso neanche nelle nostre.
Gesù risponde con la sua morte: “emesso un alto gridò spirò”, questo suo Spirito dono supremo all’umanità, alla chiesa nascente dal suo costato, a noi.
Dio è presente anche nel buio “si fece buio si tutta la terra”, ma Gesù c’era ed è con noi.

La nostra poca fede vorrebbe condizionare Dio a darci quello che noi vogliamo: “scendi dalla croce”, per nostra debolezza, la nostra sete di segni.
Quante volte facciamo simili domande a Gesù, a Dio?

Ma Dio ci insegna che la vera libertà è la fare quello che Lui vuole, la nostra libertà è la salvezza che Lui ci porta e opera in questo modo assurdo per noi, per la nostra fede.
Anche il dolore, anche la morte è redentrice, porta salvezza, porta la sua parte di grazia.
La risposta di Dio alle nostre pretese è sempre l’amore.
E’ il Signore che ci dà sempre da bere, non per “stordirci”, ma veramente per dissetarci, ristorarci, darci vita.
E’ il Signore che ci insegna a servire con amore, per amore.
E’ il Signore che ci introduce nella sua logica, che è sempre una logica di amore.

Colletta
O Dio Onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione.
Prepariamoci a vivere la Settimana Santa con umiltà e fiducia nel Signore.

All’inizio della celebrazione ascoltiamo: “questa assemblea liturgica è preludio alla Pasqua”.
In silenzio, interiore ed esteriore, ascoltiamo e facciamo compagnia al Signore in questa settimana santa e in questo triduo sacro.

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