Teresa muore il 30 settembre 1897, dopo 4 giorni che è nato a Concesio –Brescia- il futuro Papa Paolo VI.
Fu canonizzata da Pio XI nel 1925 come compatrona delle missioni insieme a san Francesco Saverio.
Da papa Giovanni Paolo II fu proclamata dottore della chiesa il 19 ottobre 1997, nella giornata missionaria mondiale.
Santa Teresa ha scritto sulle missioni, ma sicuramente è rappresentativo questo piccolo inciso:
“Senza dubbio con la preghiera e il sacrificio si possono aiutare le missioni”.
Scrive a due fratelli missionari –padre Roulland e padre Bellière- dove unisce la sua vita di preghiera e di immolazione all’apostolato di questi due fratelli nello spirito. Al padre Bellière scriveva: “Lavoriamo insieme alla salvezza delle anime non abbiamo che l’unico giorno di questa vita per salvarle e offrire così al Signore le prove del nostro amore” (Lettera 213). Ripete questo stesso pensiero alla lettera 226: “Lavoriamo insieme per la salvezza delle anime. Io posso fare ben poco, o meglio, assolutamente niente se sono sola, quello che mi consola è pensare che al suo fianco posso servire a qualcosa”.
“Conto proprio di non restare inattiva in Cielo: il mio desiderio è di lavorare ancora per la Chiesa e per le anime. Lo chiedo al Buon Dio e sono certa che mi esaudirà” (Lettera 254).
Partendo alla meditazione sulla Prima Lettera ai Corinzi –capitoli 12-13- si ferma su:
28Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. 29Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? 30Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? 31Desiderate invece intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime.
Si interroga e dice:
“Continuai nella lettura e non mi perdetti d’animo. Trovai così una frase che mi diede sollievo: «Aspirate ai carismi più grandi. E io vi mostrerò una via migliore di tutte» (1 Cor 12, 31). L’Apostolo infatti dichiara che anche i carismi migliori sono un nulla senza la carità, e che questa medesima carità é la via più perfetta che conduce con sicurezza a Dio. Avevo trovato finalmente la pace. Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ritrovavo in nessuna delle membra che san Paolo aveva descritto, o meglio, volevo vedermi in tutte. La carità mi offrì il cardine della mia vocazione. Compresi che la Chiesa ha un corpo composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile. Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall’amore. Capii che solo l’amore spinge all’azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l’amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l’amore é tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una parola, che l’amore è eterno.
Allora con somma gioia ed estasi dell’animo grida: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione é l’amore. Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio.
Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà” (Opere Complete, edizione libreria Vaticana, Manoscritto B, 253-254-255).
Si ritrova in tutte le vocazioni, ma in una in particolare: l’amore, il centro di tutto è l’amore, e il cuore della Chiesa è l’amore. Per amore i maestri predicano, i profeti profetizzano, i missionari annunciano, i martiri versano il loro sangue…
Ognuno di noi può sentire in sé tutte le vocazioni, ma il Signore ci chiama a “una”, ad essere noi stessi, ciò che Dio ci chiede. E’ Cristo Gesù che rivela noi, a noi stessi. Sembra uno scioglilingua, ma non è così. “Chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo” (GS 41). E questo noi tutti siamo chiamati a diventare.
Noi abbiamo in cuore tutte le vocazioni, ma siamo chiamati ad “essere” e non solo a “fare”.
Teresa di Gesù Bambino patrona delle missioni questo ci vuole insegnare…pregare e offrirsi.
“Ricordiamo bene tutti: non si può annunciare il Vangelo di Gesù senza la testimonianza concreta della vita. Chi ci ascolta e ci vede deve poter leggere nelle nostre azioni ciò che ascolta dalla nostra bocca e rendere gloria a Dio! Mi viene in mente adesso un consiglio che san Francesco d’Assisi dava ai suoi fratelli: predicate il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole. Predicare con la vita: la testimonianza” (Papa Francesco, Omelia III domenica di Pasqua, 14 aprile 2013).