Monastero Carmelo Sant'Anna

Carpineto Romano

Sabato II avvento

Vieni e fa risplendere il tuo volto su di noi, o Signore,
che siedi nei cieli, e saremo salvi (cfr. 79, 4.2)

Sorga in noi, Dio onnipotente, lo splendore della tua gloria,
Cristo tuo unico Figlio, la sua venuta vinca le tenebre del male e ci riveli al mondo
come figli della luce.

Sir 48, 1-4.9-11
Sorse il profeta Elia.

Salmo 79/80
Fa splendere il tuo volto, Signore, e noi saremo salvi.

Matteo 17, 10-13
“Perchè gli scribi dicono che prima deve venire Elia?”.

Gesù risponde dicendo che Elia è già venuto ma non l’hanno riconosciuto,
anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto.
Gesù continua sulla scia di Giovanni, come Giovanni infatti Gesù fu messo a morte.

Preghiamo con il salmista:
Signore sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te più non ci allontaneremo, invocheremo il tuo nome e saremo salvi.

Oggi il Carmelo festeggia san Giovanni della Croce

Quale anno di nascita più probabile viene indicato il 1540, a Fontiveros (Avila, Spagna). Rimase ben presto orfano di padre e dovette trasferirsi con la mamma da un luogo all’altro, mentre portava avanti come poteva i suoi studi e cercava di guadagnarsi la vita. A Medina, nel 1563, vestì l’abito dei Carmelitani e dopo l’anno di noviziato ottenne di poter vivere secondo la Regola senza le mitigazioni. Sacerdote nel 1567 dopo gli studi di filosofia e teologia fatti a Salamanca, lo stesso anno si incontrò con S. Teresa di Gesù, la quale da poco aveva ottenuto dal Priore Generale Rossi il permesso per la fondazione di due conventi di Carmelitani contemplativi (poi detti Scalzi), perchè fossero di aiuto alle monache da lei istituite. Dopo un altro anno – durante il quale si accordò con la Santa – il 28 novembre 1568 fece parte del primo nucleo di riformati a Duruelo, cambiando il nome di Giovanni di S. Mattia in quello di Giovanni della Croce.

Vari furono gli incarichi entro la riforma. Dal 1572 al 1577 fu anche confessore-governatore del monastero dell’Incarnazione di Avila (non della riforma, ma vi era priora S.Teresa, all’inizio). Ed in tale qualità si trovò coinvolto in un increscioso incidente della vita interna del monastero, di cui fu ritenuto in certo modo responsabile: preso, rimase circa otto mesi nel carcere del convento di Toledo, da dove fuggì nell’agosto 1578; in carcere scrisse molte delle sue poesie, che più tardi commentò nelle sue celebri opere.

Dopo la vicenda di Toledo, esercitò di nuovo vari incarichi di superiore, sino a che il Vicario Generale (nel frattempo la riforma aveva ottenuto una certa autonomia) Nicola Doria fece a meno di lui nel 1591. E non fu questa l’unica “prova” negli ultimi tempi della sua vita, per lui che aveva dato tutto alla riforma: sopportò come sanno fare i santi. Morì tra il 13 e il 14 dicembre 1591 a Ubeda: aveva 49 anni.

Il suo magistero era fondamentalmente orale; se scrisse, fu perchè ripetutamente richiesto. Tema centrale del suo insegnamento che lo ha reso celebre fuori e dentro la chiesa cattolica è l’unione per grazia dell’uomo con Dio, per mezzo di Gesù Cristo: dal grado più umile al più sublime, in un itinerario che prevede la tappa della via purgativa, illuminativa e unitiva, altrimenti detta dei principianti, proficienti e perfetti. Per arrivare al tutto, che è Dio, occorre che l’uomo dia tutto di sé, non con spirito di schiavitù, bensì di amore. Celebri i suoi aforismi: “Nella sera della tua vita sarai esaminato sull’amore”, e “dove non c’è amore, metti amore e ne ricaverai amore”. Canonizzato da Benedetto XIII il 27 dicembre 1726, venne proclamato Dottore della Chiesa da Pio XI il 24 agosto 1926.

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