Tutte le cose sono in tuo potere Signore,
e nessuno può resistere al tuo volere.
Tu hai fatto tutte le cose, il cielo e la terra e tutte le meraviglie che vi sono racchiuse;
Tu sei il Signore di tutto l’universo (Est 13.9.10-11)
Colletta A
Padre giusto e misericordioso, che vegli incessantemente sulla tua chiesa,
Non abbandonare la vigna che la tua destra ha piantato:
Continua a coltivarla e ad arricchirla di scelti germogli,
perché innestata in Cristo, vera vite, porti frutti abbondanti di vita eterna.
Il tema della Liturgia odierna è la “vigna”, il frutto buono o cattivo che essa produce e le conseguenze di questa scelta.
Nella prima lettura Isaia (5, 1-7) ci presenta una “storia” sulla vigna.
Il Signore da questa fertile vigna si aspettava uva buona -dopo tutte le cure e le premure-, ed invece essa ha prodotto acini acerbi.
La vigna è Israele, il Signore si aspettava giustizia ed invece c’è l’allontanamento dalla retta via.
Le cure straordinarie da Lui prestate non hanno portato il frutto atteso.
Nella seconda lettura (Fil 4, 6-8) san Paolo affronta un tema molto attuale: la preoccupazione e l’angustia della vita.
Evidentemente la comunità cristiana di Filippi aveva in sé qualche preoccupazione -come noi oggi!-.
San Paolo allora li esorta a pregare, a supplicare, a ringraziare Dio.
E Dio donerà ogni cosa in abbondanza e prima di tutto la pace.
Il vangelo di Matteo (Mt 21, 33-43) ci ricollega con la prima lettura di Isaia.
Un padrone manda a più riprese i suoi servi a ritirare i frutti della vigna dai contadini a cui ha affidato la vigna.
Ma questi poveri servi vengono percossi e alcuni uccisi.
Da ultimo il padrone manda il suo unico figlio, che però subisce la stessa sorte dei servi e viene ucciso.
È chiara l’allusione di Gesù ai profeti inviati e uccisi.
Come è chiaro che il Padre manda il suo unico Figlio, che viene ucciso fuori della vigna.
Ma sembra che gli anziani e i sacerdoti non capiscano che Gesù è la testata d’angolo, la pietra scartata da loro.
E Gesù è il Figlio unigenito inviato.
Questa parola ci fa riflettere sulla nostra fede: se è una fede aperta al Figlio di Dio,
oppure è una fede costruita e mantenuta dalle nostre convinzioni e tradizioni.
Per cui, all’amore posponiamo le regole, alla preghiera il da fare, al Figlio di Dio la nostre cose.
La liturgia della Parola di questa domenica è tutta incentrata sulla metafora della vigna,
tanto cara all’Antico Testamento e che Gesù applica alla sua esperienza attraverso la parabola dei vignaioli perfidi.
Come avvenne per il popolo d’Israele, così avviene al tempo di Gesù: il popolo di Dio, oggetto delle sue premure e delle sue cure, non corrisponde all’amore di Dio;
al contrario risponde con grande ostilità ed ingratitudine ad ogni richiamo d’amore.
Anche per noi valgono gli ammonimenti di Gesù: se la vigna della Chiesa non darà i frutti che Dio si attende da lei, subirà la stessa sorte d’Israele. Perciò, come ci esorta San Paolo nella seconda lettura,
«quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato,
ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei nostri pensieri.
Le cose che abbiamo imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in Gesù, mettiamole in pratica. E il Dio della pace sarà con noi!»
In questa settimana:
– 11 ottobre: s. Giovanni XXIII, papa
Preghiamo per il Sinodo in atto: che lo Spirito Santo guidi la sua Chiesa, il Santo Popolo di Dio.
Gesù, Maria e Giuseppe, in voi contempliamo lo splendore dell’amore vero, a voi con fiducia ci rivolgiamo.
Santa Famiglia di Nazareth, rendi anche le nostre famiglie luoghi di comunione e cenacoli di preghiera, autentiche scuole del Vangelo e piccole Chiese domestiche.
Santa Famiglia di Nazareth, mai più nelle famiglie si faccia esperienza di violenza, chiusura e divisione;
chiunque è stato ferito o scandalizzato conosca presto consolazione e guarigione.
Santa Famiglia di Nazareth, il prossimo Sinodo dei Vescovi possa ridestare in tutti la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia la sua bellezza nel progetto di Dio.
Gesù, Maria e Giuseppe, ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen.
Papa Francesco