Gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza.
Cercate sempre il suo volto. (Sl 104, 3-4)
Colletta C
O Dio, tu non fai preferenze di persone e ci dai la certezza che la preghiera
dell’umile penetra le nubi;
guarda anche a noi come al pubblicano pentito,
e fa che ci apriamo alla confidenza nella tua misericordia
per essere giustificati nel tuo nome.
Il tema di questa domenica è ancora la preghiera. Ci vengono presentati alcuni modelli…che attirano la nostra attenzione, e ci fanno riflettere.
La prima lettura dal Siracide (35, 12-14.16-18) ci parla dell’imparzialità del Signore, che non fa “preferenza di persona”.
Ai suoi occhi siamo tutti poveri: “Chi venera Dio sarà accolto con benevolenza, la sua preghiera giungerà fino alle nubi”.
È questa l’icona del povero, che il Signore accoglie e ascolta.
Nella seconda lettura san Paolo prosegue il discorso -siamo all’addio finale- a Timoteo (2Tim 4, 6-8.16-18).
Ricorda al giovane discepolo che solo il Signore gli è stato sempre vicino.
Gli altri -alcuni collaboratori o fedeli- lo hanno abbandonato.
La liberazione finale è del Signore: liberazione dal male e dalla morte.
Ma prima avviene la consegna della sua fede, il messaggio del Vangelo.
Il Vangelo di Luca (Lc 18, 9-14) ci narra la nota parabola del fariseo e del pubblicano nel tempio.
Non si può essere così ciechi da ritenersi giusti, né così illusi da esser giudici spietati degli altri.
Il confronto del fariseo è il confronto del perdente di fronte a Dio: giudica l’altro e si ritiene migliore dell’altro.
Nè i due digiuni a settimana, né le decime, né sentirsi giusti e pii davanti a Dio giustifica.
Tutte queste cose non hanno migliorato il cuore e la vita del fariseo, ma anzi lo hanno illuso di essere buono!
Il pubblicano invece fa la preghiera del cuore, dell’umile che si riconosce peccatore davanti a Dio e si percuote il petto e non osa neanche alzare lo sguardo al cielo.
Cosa aggiunge Gesù? “Questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”.
La preghiera al Signore è la risposta del nostro vivere, della nostra vita.
Il fariseo era convinto di vivere bene, in effetti si ritiene migliore e non si considera un peccatore, perchè fa tutto per “dovere”;
il pubblicano si riconosce povero davanti al Signore e bisognoso di tutto perché è un peccatore.
Al Signore dunque la nostra preghiera, come il pubblicano: Signore, abbi pietà di me che sono peccatore.
Abbi pietà di me Signore
perchè ai tuoi occhi non contano i digiuni, le decime,
le opere buone partendo da se stessi,
ma conta il cuore, conta l’intenzione,
ma soprattutto l’essere umili e sinceri davanti a te e anche davanti ai fratelli.
A che servono le nostre opere se manchi Tu, Signore,
e diventiamo giudici spietati dei nostri fratelli e sorelle?
Termina il mese di ottobre e inizia il mese di novembre
In questa settimana:
– 28 ottobre: s.ti Simone e Giuda Taddeo, apostoli, festa
– 1 novembre: Tuttisanti, solennità
– 2 novembre: Commemorazione Fedeli defunti