Monastero Carmelo Sant'Anna

Carpineto Romano

XXXIII domenica C

Dice il Signore: Io ho progetti di pace e non di sventura;
voi mi invocherete e io vi esaudirò,
e vi farò tornare da tutti i luoghi
dove vi ho dispersi. (Ger 29, 11.12.14)

Colletta C
O Dio principio e fine di tutte le cose,
che raduni tutta l’umanità nel tempo vivo del tuo Figlio,
fa che attraverso le vicende liete e tristi, di questo mondo,
teniamo fissa la speranza del tuo regno,
certi che nella nostra pazienza possederemo la vita.

Oggi è l’ultima domenica del Tempo Ordinario, cioè la 33. Nella domenica 34 festeggeremo solennemente Cristo Re dell’universo, e si chiude l’anno liturgico, iniziando, con i primi vespri di sabato 30 novembre, il tempo di Avvento A.
Il tema dominante di questa domenica è il giudizio divino, che è un giudizio di misericordia e non di castigo, come siamo soliti pensare.

La prima lettura – tratta dal profeta Malachia (3, 19-20) – ci annuncia l’avvento del giorno del Signore.
I termini che usa sembrano volerci scuotere: un giorno rovente come un forno, gli ingiusti saranno come paglia, non si lascerà né radice né germoglio.
Ma per i giusti, per chi teme il Signore, questo è un giorno di sole.
Si avrà un giudizio di condanna per gli ingiusti e per chi commette ingiustizia e malvagità, e un giudizio di salvezza per chi ha temuto il nome del Signore e Gli è stato fedele, ma prima di tutto è il Signore che è fedele.

Nella seconda lettura san Paolo (2Tes 3, 7-12) richiama i Tessalonicesi ad imitarlo: nel lavoro, nel sostentarsi da vivere, nella predicazione senza pesare a nessuno. Nel nome del Signore Gesù li esorta e ordina loro di darsi da fare, senza vivere disordinatamente, senza far nulla e in agitazione.
Questo richiamo è per ammonire la comunità cristiana a vivere impegnati e nel Signore.
Una specie di decalogo se vogliamo, anche oggi attuabile: lavorare, sostenersi, servire, vivere ordinatamente.

Il vangelo di Luca (21, 5-19), ci presenta il tempio di Gerusalemme, gloria e vanto di Israele, di cui “non resterà pietra su pietra che non venga distrutta”.
Non è dato conoscere a loro, né a noi oggi, quando verrà il segno che sarà la fine.
Gesù non sta richiamando a questo, ma a vivere per il suo nome, in qualsiasi circostanza, anche quelle dolorose e tristi che lui descrive.
La prospettiva che presenta per i cristiani di allora e per noi oggi è la stessa: soffrire per Lui, ma anche vivere per Lui, di dare testimonianza per Lui.
Chiediamo al Signore di essere perseveranti, vigilanti in preghiera, con la fiducia e la pace nel cuore,
fiducia e pace che solo dal Signore ci vengono.

In questa settimana:
– 18 novembre: Dedicazione basiliche s.ti Pietro e Paolo, mem. fac.
– 19 novembre: san Raffaele Kalinosky, carmelitano
– 21 novembre: Presentazione di Maria, giornata “pro orantibus”
– 22 novembre: s. Cecilia, vergine e martire, memoria, patrona di cantori, musicisti, strumentisti, ecc.
– 23 novembre: s. Clemente I, papa, mem. fac.

Iscriviti alla nostra newsletter