Di te dice il mio cuore: cercate il suo volto.
Il tuo volto io cerco, o Signore.
Non nascondermi il tuo volto” (Sl 26, 8-9)
O Dio, Padre buono, che non hai risparmiato il tuo Figlio unigenito,
ma lo hai dato per noi peccatori; rafforzaci nell’obbedienza della fede,
perchè seguiamo in tutto le sue orme e siamo con lui trasfigurati nella luce della tua gloria.
È la domenica della Trasfigurazione, della vocazione messianica di Cristo.
In questa domenica risuonano nel nostro orecchio e nel nostro cuore le parole che leggiamo nel vangelo secondo Marco:
«Questi è il figlio mio prediletto: ascoltatelo».
Nella prima lettura Abramo che è stato sempre considerato dagli Ebrei – e anche da noi credenti –
il tipico «credente e amico» di Dio per la sua fede coerente, per la sua fiducia in Dio.
Il Signore chiede ad Abramo di «sacrificare il suo unico figlio, Isacco».
La benedizione di Dio ad Abramo raggiunge la sua pienezza in Cristo, e mentre Isacco viene «risparmiato» Cristo viene sacrificato e immolato per tutti.
Abramo riebbe – per la sua fede – Isacco: noi abbiamo in Cristo la salvezza e la redenzione.
Il Signore vuole chiamare anche noi a questa amicizia con Lui, a questa fiducia in Lui,
a questa benedizione che ci viene dal Cristo: è nel Cristo che «saranno benedette tutte le nazioni della terra» in modo pieno e totale, mentre Abramo era solo una «figura» (Gen 22, 1-2.9.10-13.15.18)
Nella seconda lettura – tratta dalla lettera ai Romani (8, 31, 34) – Paolo ci incoraggia a guardare verso Cristo, accettando la sofferenza che questo comporta. Il Padre non ha risparmiato il Cristo, ma in Lui ci è donata ogni cosa.
Nel Vangelo (Mc 9, 2-10) abbiamo il racconto della trasfigurazione di Gesù: la tradizione ha visto simboleggiati in Mosè, Elia e i tre Apostoli il Vecchio e il Nuovo Testamento.
Gesù è il centro attorno al quale ruotano questi personaggi: in Lui si incontrano il Vecchio e il Nuovo Testamento.
Gesù sul Tabor si rivela il Messia inviato dal Padre «questo è il Figlio mio prediletto, ascoltatelo».
La trasfigurazione è una «prova» della divinità del Cristo e un saggio della sua glorificazione futura:
ma è anche un preannuncio dell’esodo del Cristo, cioè della sua morte:
«Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Cosa ci vuole dire oggi la Parola di Dio?
In Cristo siamo chiamati alla benedizione del Padre, alla comunione di amore con Lui,
anche se dobbiamo «soffrire» per il Vangelo, ma si soffre «aiutati dalla forza di Dio».
Il salmo responsoriale ci fa cantare: Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Signore Gesù,
che hai chiamato con te Pietro Giacomo e Giovanni
ed insieme a loro Elia e Mosè sul monte Tabor.
Donaci la forza di vegliare con te, di ascoltare il Padre,
di fare quello che tu ci dici scendendo dal monte.
Donaci la forza della fede che sa che dopo la morte c’è la risurrezione.
Fa risplendere su di noi il tuo volto e noi saremo salvi.
Risplenda su di noi, la luce del tuo Volto, o Signore!
Proposito: Ascoltare Gesù nel silenzio del nostro cuore e Amare!