“Ecco ora il momento favorevole…” (2 Cor 6,2)
È un invito importante che ci viene fatto e che ci viene fatto in questo inizio di quaresima in cui entriamo in un tempo speciale, un tempo
di grazia che il Signore ci dona e che ci invita a non perdere. Il Signore
vuole farci dono di una vita nuova.
“Ritornate a me con tutto il cuore” (Gioele 2,12). Ma il nostro cuore
dov’è? Spesso, inquieto e smarrito, esso vaga lontano. Ma lontano da
Dio trova solo il nulla.
La quaresima può essere allora quel tempo propizio perché il nostro
cuore ritrovi la via di casa, perché diventi di nuovo “casa di Dio”.
Cristo è venuto nella nostra carne, nelle voragini della nostra debolezza, nelle nostre inconsistenze per farci risorgere con Lui a una vita
nuova che già ora porta i segni della risurrezione.
“Ora è il giorno della salvezza!”. Apriamo allora la porta del nostro
cuore a Cristo che bussa e ci invita a percorrere con lui questo cammino di purificazione e di rinascita, lasciandoci alle spalle l’uomo vecchio corrotto dalle passioni ingannatrici per rivestire l’uomo nuovo a immagine di Cristo.
La Chiesa ci indica tre strade: l’elemosina, la preghiera, il digiuno.
L’elemosina ci invita alla condivisione di ciò che abbiamo, non solo
in beni materiali. È vero che a volte si fa fatica a condividere anche il
superfluo, ma c’è una condivisione che va più in profondità e ci tocca
nell’essere, in ciò che siamo. Lo vediamo a volte quanta fatica facciamo a lasciare quella nostra idea, quel giudizio, quella ragione, quella sicurezza, quel modo di fare e di essere.
Se siamo poveri di beni materiali, ma ricchi di noi stessi, difficilmente riusciamo a donare un sorriso a chi è triste e sfiduciato, a donare un
po’ del nostro tempo senza guardare l’orologio, a tendere la mano a
chi è nel bisogno, senza fare calcoli. A chi invece farà tutto questo il
Signore ha promesso il centuplo quaggiù e la vita eterna. “Arricchite
per i granai del cielo…”.
La seconda via è la preghiera che non consiste in una somma di preghiere da recitare a memoria, o una serie di richieste da fare al Signore perché le cose si mettano a posto e tutto funzioni a puntino.
La preghiera è un porsi davanti a Dio a mani vuote. È un lasciarsi
prendere da Dio, un lasciarsi plasmare come un vaso nelle mani del
vasaio senza dire “perché mi fai così ?”. Lui sa.
La preghiera è quel rapporto confidenziale con Colui che è nostro
Padre, che ci ha plasmati sul palmo della sua mano, che ci solleva alla
sua guancia e ci dice “non temere”. Se la nostra vita la sappiamo nelle
sue mani di chi o di cosa aver paura?
La terza via è il digiuno, inteso, però, non solo come privazione di
cibo che, alla fin fine, può costarci nemmeno più di tanto. Il vero
digiuno che ci chiede il Signore è il fare a meno di tutti quei surrogati che, senza volerlo, sono diventati i nostri idoli e ai quali abbiamo
sacrificato le nostre energie migliori, il nostro tempo, i nostri affetti e
quant’altro…
Sapremmo rinunciare per un giorno, per un’ora a internet, al cellulare, a tutto?
Forse sì o forse no. Noi lo sappiamo.
Entriamo, dunque, in questo tempo di quaresima che la Chiesa ci
propone con un cuore aperto a questo cammino di liberazione che
vuole farci passare dall’uomo vecchio che vive sotto il dominio del diavolo, all’uomo nuovo liberato da Cristo, non più schiavo delle cose.
Non siamo fatti per le catene e Cristo è venuto a liberarcene a caro
prezzo, dando la vita per noi. Non restiamo prigionieri di noi stessi,
ma apriamoci agli orizzonti di Dio, che sono orizzonti di eternità perché nulla di ciò che siamo morrà in eterno!
Ecco ora il momento favorevole…
