Rallegrati Gerusalemme,
e voi tutti che l’amate, riunitevi.
Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza:
saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione (cf Is 66, 10-11)
Colletta B
Dio buono e fedele, che mai ti stanchi di richiamare gli erranti a vera conversione e nel tuo Figlio innalzato sulla croce ci guarisci dai morsi del maligno, donaci la ricchezza della tua grazia,
perchè rinnovati nello spirito possiamo corrispondere al tuo eterno e sconfinato amore.
Il momento fortemente richiamato dal Vangelo di questa IV domenica è quello della Crocifissione,
anche se non viene detto chiaramente. L’immagine che è impressa nel cuore e nella mente di chi lo ha scritto è proprio quella: Gesù Crocifisso.
Secondo l’evangelista, c’è bisogno che Gesù “venga innalzato” perché noi possiamo essere salvati.
E Dio, che “ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio”, ci dona la possibilità di essere redenti.
Eccoci allora di fronte al Crocifisso, ormai reso amuleto, portafortuna, ciondolo prezioso, oggetto d’arredamento, immagine scontata di un momento scandaloso, unico e irripetibile che ha cambiato la storia dell’umanità. Questo Crocifisso brilla e risplende di una luce che gli occhi dell’uomo faticano a vedere perché troppo forte: è la Luce della verità, la Luce di un Dio che non è la ‘ripetizione’ dei nostri vissuti paterni – spesso negativi e parziali – ma è Amore, amore sconfinato di Dio per l’uomo, per me.
Infatti in Vangelo ci dice ancora che Dio non vuole giudicare il mondo ma desidera che esso si salvi tramite Cristo.
Le letture di oggi sono: 2Cr 36, 14-16.19-23; Ef 2, 4-10; Gv 3, 14-21.
Le Cronache ci fanno vedere l’infedeltà dell’uomo, le sue scelte lontane da Dio, e invece la fedeltà di Dio che invia i suoi “messaggeri per ammonirli” e farli tornare sulla retta via.
Spesso noi rischiamo di interpretare e incasellare Dio negli schemi umani e pensarlo come penseremmo a un padre umano… invece Dio dona la vita e vuole che noi, suoi figli, che siamo chiamati a viverla in pienezza di libertà e di amore.
Il Figlio ci viene donato non solo come esempio ma anche come Compagno e come Presenza per sostenere e suscitare in noi la speranza e l’amore.
Rimane così solo il ‘dramma’ tutto nostro della libertà: quella che spesso ci fa dire: “Ma dov’è Dio in questa tragedia ingiusta o in quel dramma imprevisto?”
e nel contempo ci fa vagare lontani da Lui e dimentichi dei Suoi insegnamenti e del Suo Amore infinito,
giunto al punto di donare il Figlio per noi, per me.
Quella libertà che può scegliere di non accogliere tutto questo, di preferire le ‘tenebre’ e la solitudine.
Ecco la forza e la debolezza del Vangelo: essere un annuncio inaudito di un Dio che ci ama così tanto da donarsi sino a morire e, proprio per questo, lasciandoci nel contempo liberi di rifiutare tale amore.
Cristo rimane lo ‘spartiacque’, il ‘sasso d’inciampo’ o la ‘pietra sicura’ su cui costruire, il punto di paragone mediante il quale orientare la nostra vita e poter scegliere di accogliere la Salvezza che sempre il Signore continuerà a donarci a prezzo del Suo sangue.
Oggi è la domenica: “Laetare”. Siamo a oltre metà quaresima -si può usare il colore rosaceo-.
Il Salmista ci fa cantare: Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia.
O Signore nostro Dio
la liturgia oggi ci ricorda che il male non risparmia nessuno,
ma solo per la tua Grazia possiamo essere guariti dai morsi del maligno.
Rinnovaci nello spirito perchè possiamo corrispondere, ogni giorno,
al tuo eterno e sconfinato amore.
L’unica certezza della nostra vita sei Tu:
“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito”.