Quando si parla di Quaresima, chi ascolta tende subito gli orecchi non per meraviglia, ma per una certa ripugnanza perché si dice: quaranta giorni di penitenza!
Il detto: “E’ lungo/a quanto una quaresima” mette addosso una certa paura. Certo, dipende dalla formazione ricevuta sovente lacunosa e niente affatto istruttiva.
Intanto i quaranta giorni quaresimali si ispirano ai quaranta giorni trascorsi da Mosé sul Monte Sinai; ma specialmente sui quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto.
La quaresima perciò non è essenzialmente “tempo di penitenza” per lo meno non esclusivamente questo, ma piuttosto un tempo di preparazione in riferimento alla Pasqua del Signore.
La data di inizio della quaresima è il “mercoledì delle Ceneri”, e si conclude il mercoledì santo. La quaresima è un grande segno sacramentale –già tempo di salvezza donata, già tempo in cui l’anima pregusta la grazia, la gioia della Pasqua di Risurrezione. La quaresima è un tempo di maggiore ascolto della Parola e approfondimento di essa perché si trasformi in vita vissuta; tempo di più intensa preghiera e, perché no? Di digiuno per favorire l’incontro dell’anima con Dio.
Il tempo di quaresima nei tempi antichi fu scelto anche come preparazione dei catecumeni al battesimo che si amministrava nella notte di Pasqua, insieme alla Cresima e all’Eucaristia e come periodo di penitenza per i peccatori che venivano riconciliati prima del triduo sacro. La Chiesa, accresciuta di nuovi figli pentiti e riconciliati, poteva partecipare in pienezza alla vittoria pasquale di Cristo sul peccato e sulla morte. Oggi il popolo cristiano che si avvia verso la Pasqua rivive il ricordo del proprio battesimo, ne approfondisce il significato, rinnovando, inoltre, gli impegni di fedeltà a Dio e di lotta contro il male. Si riconosce peccatore e sempre bisognoso di perdono per cui s’impegna anche in opere di penitenza e di carità. L’imposizione delle ceneri sul capo di ogni cristiano il “mercoledì delle Ceneri” è un rito antichissimo, esteso poi a tutti, era usato per i penitenti, ed era accompagnato dalle parole: “convertitevi e credete al vangelo”. Parole che servivano e servono a risvegliare la coscienza penitenziale per una revisione di vita.
Nella “Lumen Gentium” si fa appello a tutta la comunità cristiana perché riconosca il suo peccato e si ponga in atteggiamento penitenziale. Tutta la Chiesa –santa e peccatrice- ha bisogno di continua riforma, di continua conversione. Oggi l’aspetto battesimale della quaresima è stato dimenticato per la scomparsa del battesimo degli adulti –sostituito da quello dei bambini, celebrato al di fuori della Veglia Pasquale-. Eppure il battesimo è un sacramento tipicamente pasquale: la prima Pasqua del cristiano, il passaggio dalla morte alla vita, alla vita nuova in Cristo.
Non a caso la riforma liturgica ha reintrodotto nella Notte di Pasqua e il battesimo degli adulti e dei bambini oltre alla rinnovazione degli impegni battesimali di tutta la comunità cristiana che segna e caratterizza tutta l’esistenza del cristiano.
In ultima analisi dobbiamo ben comprendere noi cristiani che abbiamo bisogno dell’ascolto della Parola di Dio che suscita in noi il desiderio di conversione. E quando se non nel periodo quaresimale?
Ricordiamo: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4). infatti dalla Parola di Dio, Gesù trae la forza per vincere satana. Da essa dunque il cristiano trae il vigore per combattere il male, il peccato e rimanere fedeli a Dio.
Buon lavoro! Dio ci conduce per mano in questo sereno ma serio cammino e Maria, nostra santissima Madre ci faccia intravedere la luminosa aurora della Pasqua per pregustarne sin d’ora tutta la pienezza della grazia –salvezza- donata.
Tutti siamo incamminati per questa strada, quindi: coraggio! Non siamo soli a percorrere l’itinerario quaresimale, ma tutti insieme ci diamo una mano per godere poi del giorno santo del Signore: “Haec dies…”