“Dio, il mio Orizzonte”
…Quand’ero bambina custodivo un sogno nel mio cuore: diventare missionaria.
Desideravo spendere la mia vita per i poveri più poveri e sentivo che solo questo poteva appagarmi pienamente, riempiendo la mia vita di senso.
Sentivo che la mia felicità era legata alla felicità degli altri e che non potevo essere felice fino a quando sapevo tanti miei fratelli nella sofferenza.
Era come se il dolore di questa umanità gemente lo sentissi tutto nel mio cuore.
Cosa potevo fare?
Allora mi dicevo: Partirò, andrò, metterò la mia vita a servizio dei più diseredati, dei più derelitti.
Crescendo, questo sogno cresceva con me, insieme a tanti altri sogni ugualmente belli e appagabili.
Nel periodo dell’adolescenza la mia fede si era assopita. Non frequentavo più la Chiesa, presa da altri interessi o semplicemente perché non mi diceva più nulla.
Ma c’era sempre una domanda dentro di me, una domanda di senso, che sentivo riemergere ogni qualvolta pensavo al futuro, a quale direzione dare alla mia vita, a quale progetto, tra i tanti, volevo realizzare.
Cominciai a capire che la vita è vocazione e che questa vocazione non la scegliamo noi, ma ci viene data.
Siamo, dunque, chiamati da Qualcuno, prima alla vita, e poi alla sua realizzazione in questo mondo,
dove nessuno ci capita per caso perché ogni uomo che nasce è disegnato sulle palme delle mani di Dio e porta in sé i germi del suo futuro.
Non svilupparli, vuol dire destinare la propria esistenza alla incompletezza e al fallimento.
Era quindi Dio che dovevo interrogare.
“ Signore, qual è il mio posto in questo mondo?
Quale la mia vocazione?
Quale il tuo disegno su di me? “.
La risposta non fu immediata o, forse, erano le mie orecchie interiori a non ascoltare quella voce e così continuavo a interrogarmi, a cercare, a farmi attenta ai segni.
Dopo anni che non frequentavo più la Chiesa, cominciai a sentire un’attrazione, come un richiamo, una voce interiore che mi diceva: “Vieni, ti aspetto”.
Da casa sentivo in lontananza il suono delle campane, e così ogni volta che suonavano, sentivo questa voce interiore che mi invitava: “ Vieni, ti aspetto “.
E intanto dentro di me cresceva il vuoto e quel senso di inutilità che mi faceva sentire insoddisfatta di tutto.
Ogni giorno che passava lo percepivo sempre più come un giorno perduto e sentivo che non potevo più attendere, dovevo seguire quel richiamo del cuore, quella voce di Dio che mi chiamava.
Il desiderio della missione era sempre forte dentro di me e cominciai a scrivere ad alcune suore e sacerdoti missionari. Nel frattempo mi capitavano fra le mani anche alcune riviste dove c’erano servizi sui monasteri di clausura e cominciai a scrivere anche a questi.
Ero certa nel mio cuore che mai avrei scelto la clausura, però la vita delle monache mi incuriosiva o, meglio, mi attraeva il mistero che si nascondeva dentro queste sacre mura.
Cercavo di carpirlo dalle loro lettere, così ricche di esperienza umana e spirituale.
Il loro continuo colloquio con Dio nella preghiera me le faceva pensare più divine che umane.
Una vita così poteva essere solo per pochi eletti ed esigeva una radicalità totale che non sentivo adeguata alle mie forze.
Eppure sentivo che ero fatta per volare in alto, come il gabbiano Jonathan, che sentiva di essere nato per la bellezza del volo.
Ma in che modo potevo spiegare le mie ali e volare in alto?
Sentivo la vita sfuggirmi dalle mani nell’incapacità di dirigerla con audacia alla realizzazione dei desideri più alti.
Non potevo però rassegnarmi a lasciare che i sogni rimanessero tali e fu così che decisi di raggiungere uno dei monasteri coi quali ero in contatto per capire, nel silenzio e nella preghiera, cosa dovevo fare.
Arrivai al monastero di Carpineto in una calda giornata di fine agosto.
Quale emozione nel varcare quella soglia! Quello che mi colpì fu lo stile di vita della comunità che testimoniava la totale gratuità dell’amore,
un amore che traspariva da ogni gesto personale e comunitario.
Tutto mi parlava di Dio, tutto mi riconduceva all’essenziale.
E quella voce interiore che da sempre mi chiamava ritornò a farsi sentire: “ Questo è il tuo posto!“.
Ma l’aver finalmente trovato quello che cercavo, anzichè acquietare il mio cuore, lo metteva in subbuglio.
Perché proprio la clausura? Perché il Signore mi chiamava ad una scelta così radicale?
Io, che volevo raggiungere i confini del mondo, mi dovevo chiudere tra quattro mura?
Non si sarebbero ristretti i miei orizzonti che volevano toccare l’infinito?
Come avrei fatto a volare in alto da dietro una grata?
Ma Dio non mollava davanti alle mie paure, ai miei dubbi, alle mie resistenze, anzi, giorno dopo giorno, mi introduceva nella comprensione di questo disegno d’amore che Lui aveva su di me,
ed io comprendevo sempre più a cosa ero chiamata.
Ero chiamata ad essere madre, padre, ma anche martire, consumando la mia vita nella più grande carità che è la preghiera,
e nel più grande silenzio, quello monastico, che favorisce la comunione orante con Dio al quale portare ogni gemito, ogni sofferenza,
ogni peccato del mondo affinché il deserto del cuore possa ricevere la rugiada benefica della grazia divina e rifioire.
Ero chiamata a bere alla sorgente inesauribile dell’Amore e a diventare quel canale che la fa rifluire sull’umanità, nella pura gratuità.
Anch’io, come santa Teresina, avevo trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto era l’Amore.
Solo amando avrei potuto raggiungere tutti, fino agli estremi confini della terra. Un amore dimostrato non nelle grandi opere,
ma nelle piccole cose di ogni giorno, quelle nascoste, che nessuno vede, ma che, per il tocco divino, acquistano un valore infinito, a beneficio di tutta la Chiesa.
E allora, le mura anguste del monastero o le grate non potevano essere più di impedimento al mio volo verso le grandi vette,
ma, anzi, lo favorivano perché volavo sulle ali dello Spirito che è via, libertà, amore.
Dopo 25 anni di Professione religiosa posso dire di non essermi mai pentita di aver risposto a questa chiamata,
di essermi messa nella via avventurosa e stupenda dell’Amore dove non occorrono carte topografiche per arrivare lì dove l’Amore ci aspetta.
Sr Maria Agnese del Volto Santo