“La mia storia vocazionale”
Mi chiamo Carla. Sono entrata al Carmelo nel febbraio 1999. Ho lavorato per quasi venti anni presso una stireria e, sebbene fossi cosciente che il mio non era certo uno di quei lavori che rende e offre anche una certa realizzazione o appagamento personale, a me bastava: ero contenta nel mio piccolo. Potevo condurre la mia vita autonomamente: avevo le mie cose, potevo uscire con gli amici e permettermi tutto quello che gli altri facevano.
Sono sempre stata una persona molto allegra, mi è sempre piaciuto avere tanti amici con cui stare insieme e, in queste mie amicizie, ho sempre coinvolto tutta la mia famiglia. Con il trascorrere del tempo ho iniziato un cammino in parrocchia (Neocatecumeni) ed ecco che sono iniziate le prime “crisi” d’identità, i primi conflitti con me stessa e con gli altri, e viceversa.
Ho cominciato a pormi una “cascata” di domande …e ritornando indietro col pensiero di qualche tempo, o meglio rientrando in me stessa, mi sono “ricordata” che volevo sfuggire una realtà che sembrava più grande di me.
Il mio parroco mi aiutò a capire, dal momento che era stato un po’ come il Battista nella mia vita “desertica” quando gridava “preparate la strada al Signore!” e così, attraverso i vari incontri e rendendomi soprattutto disponibile all’ascolto della Parola di Dio e cercando di capire che cosa il Signore voleva da me, ho disdetto tutto, rompendo anche il fidanzamento.
La scelta del Carmelo è stata come programmata dal Signore. Qualche mese prima il mio giovane parroco – tramite E mail – aveva iniziato un rapporto spirituale e di amicizia fraterna con le Carmelitane, venendo così a conoscenza del Monastero dove attualmente vivo e del carisma del Carmelo.
Il Signore è il miglior giocatori di scacchi mai conosciuto…e sa decisamente come muovere le sue pedine! Era giunto il momento di un incontro più ravvicinato con Lui…attraverso quella telefonata. Fu così che qualche giorno dopo i titolari dissero che dovevano andare fuori per un viaggio e che ci avrebbero dato due giorni di ferie: la mia gioia era arrivata al settimo cielo e poi, subito, pensai che la preghiera delle “mie” monache aveva funzionato!
Non vedevo l’ora di tornare a casa per andare in parrocchia e domandare al sacerdote se poteva chiamare per mettersi d’accordo…sui miei due unici giorni liberi! Il 16 ottobre 1998 parto. Vado a Carpineto “munita” della mia valigia e “attrezzata” con le mie sigarette.
Mentre poi attraversavo il paesino nel suo centro storico, dove le monache sono “abbarbicate”, mi domandavo come avessero potuto trovare un posto così silenzioso…quasi mi sembrò di essere capitata in un “angolo” di paradiso. Le sorelle mi attendevano, perché sapevano che dovevo arrivare.
Quei giorni volarono tanto in fretta ma me ne ripartivo carica di una serenità quasi “strappata” a quelle mie sorelle con cui oggi vivo insieme. Venne dunque il giorno della partenza e anche questa volta, con estrema gentilezza, chiamarono un signore di fiducia e di loro conoscenza a riaccompagnarmi alla stazione e…si ripeté il “prodigio”: questa volta, però, il discorso verteva sulle grate; praticamente era come se non esistessero per coloro che, arrivati in monastero, incontravano le suore in parlatorio: traspariva la gioia e la pace si irradiava su quanti le avvicinavano.
Tornata a casa, ci fu il “seguito”. Tutti si domandavano che cosa fosse successo dato che, in due giorni, la fumatrice incallita (cioè io) aveva perso il vizio; inoltre andavo a Messa tutte le sere e cercavo sempre dei momenti in cui rimanere sola a pregare e riflettere. Capivo in profondità di aver trovato finalmente la mia strada, ma la paura era sempre in agguato. La sindrome del “salto nel vuoto” mi torturò per circa tre lunghi mesi ma, nel frattempo, mi tenevo in contatto telefonico ed epistolare con le sorelle che mi permetteva di sentirmi già tra loro nello spirito e così…
La mia famiglia sapeva, però, dove e perché andavo ma non mi ha ostacolata, anche se certamente non si aspettava che fosse, in partenza, una decisione già presa. Sono partita il 6 febbraio 1999. Dopo appena qualche giorno dal mio arrivo al Carmelo, durante un colloquio con la Madre, ricordo di averle detto che non mi sentivo più di tornare a casa ma di restare e di provare…a “saltare” nel vuoto, un “vuoto”, però, “pieno” della presenza del Signore che, ero certa, mi avrebbe presa tra le braccia se solo mi fossi “gettata” in Lui!
È proprio attraverso quest’abbandono di fede che ho potuto sperimentare l’Amore del Signore, l’Amore vero, quello che in qualsiasi momento ti infonde forza per andare sempre avanti. Ho scelto il Carmelo perché ho trovato la gioia che scaturisce da un incontro a “tu per tu” con il Signore cercando di vivere sull’esempio di Maria. Il Carmelo, infatti, è un “giardino” in cui il Signore trapianta i suoi fiori e Maria li cura con estremo amore. Anche attraverso S. Teresa del B.G. mi sono sentita attratta da una realtà misteriosa, ma vera e palpabile, che è il carisma carmelitano.
La “clausura” è stata per me una scelta ponderata e decisa, nel senso che ogni persona innamorata cerca sempre un luogo appartato in cui poter stare insieme al suo amato e, per me,la vita contemplativa con clausura coincide e magnificamente esprime una vita di totale donazione e non di chiusura al mondo esterno; ora, anzi, mi sento di vivere più intensamente per i fratelli con una continua vita di preghiera e un forte desiderio di donare un poco di gioia che il Signore dona a sua volta gratuitamente e generosamente.
Adesso ho un nome nuovo: sr Maria Carla del Verbo Incarnato; per me è un voler risorgere a vita nuova dopo la morte dell’ “uomo vecchio”. Queste parole mi hanno da sempre colpita ogni volta che ascoltavo o leggevo il Vangelo di Giovanni. Dio si manifestò al popolo d’Israele come…un’ombra che li proteggeva.
Dalle figure e dai simbolismi è poi passato a divenire vero Uomo: il Verbo, la Parola uscita dalla bocca dell’Onnipotente, la vera Luce, si è incarnato nel seno di una vergine per portare la salvezza al mondo.
Ed io, piccola cosa, sono stata “adombrata”, come “abbagliata” da questa Luce che oggi mi invita e sprona ad essere quel grembo verginale, accogliente, attraverso il mio “sì” totale, con purezza di cuore nel vivere ed imitare le virtù di Maria che ha riposto tutta la sua fiducia nel Signore che è Padre e in Gesù – Figlio.
Suor Maria Carla del Verbo Incarnato